桜 o del momento in cui si sboccia

Gli stranieri camminano, alzano gli occhi al cielo, rapiti dal bianco cangiante dei grappoli di fiori, dai rami che formano un tetto sopra alle loro teste.
I giapponesi restano seduti, incuranti della folla, del fragore di risate, dei flash.

Forse è perchè chi vive a Tokyo mette in conto la carne, il quantitativo di gente che si troverà ad ogni evento, così come si mettono il pollo e le patate nella lista della spesa del sabato mattina. Con la stessa rassegnata ovvietà per cui si sa che ovunque si andrà ci sarà da aspettare, da mettersi in fila, da attendere pazientemente il proprio turno.

DSC06844 - コピー (2)La comodità perde d’un tratto posizioni nella gerarchia del giapponese che, in questi dieci giorni di grazia – in cui i ciliegi fioriscono e un numero impressionante di eventi a tema prende piede –  è disposto a patire prima pur di godere pienamente poi.

Il sacrificio è fatto di una promessa di piacere. Accade nelle file al ristorante, succede con gli hanami.

Ci si sveglia prima dell’alba, si sale sul treno che inaugura le corse del giorno, oppure non si ritorna proprio a casa dopo il lavoro e si dorme in un sacco a pelo pur di prendere il posto migliore sotto ad un sakura maestoso; si sta seduti sui teloni a mangiare, bere e chiacchierare, incuranti delle temperature che non sempre suggerirebbero uno stare fermi all’aria aperta.

DSC06847 - コピーMa vale il sacrificio, il premio è la vista di quelle meraviglie, ed è gratuita. Vale ogni tolleranza perchè la perfezione è già nella bellezza, nel miracolo della fioritura e sembra non si debba chiedere più di così.

Ognuno consuma la gioia a modo suo, facendo hanami soli, sul bordo di un laghetto, prima di andare al lavoro, consumando una frugale colazione. Scartando involti di riso, bento già preparati, sfilando con lentezza le bacchette dalla scatola per dirigerle sul cibo, ci si prepara a una giornata faticosa.

Tokyo ne è piena. Di vite instabili, che si reggono in piedi appoggiandosi a quei minuti momenti di piacere. Che fanno equilibrismo tra il volere e il dovere e che si risolvono del tutto solo nel privato, in quegli istanti in cui ci si trova faccia a faccia con la natura e con la sua meraviglia.

DSC07031Hanami dei picnic sotto al tetto di ciliegi. Hanami nella sera, in cui la luce svanisce nella sera che si fa spazio nella parola yozakura 夜桜. Hanami all’alba, di ritorno dalla stazione per accompagnare mia mamma al Narita Express, mano per mano con Ryosuke. Nella lentezza del sonno condiviso, della nostra vita che è ancora una volta ad una grande e lunghissima svolta che ci porterà chissà dove. E mentre passeggiamo ci diciamo che questo è un anno che non accenna un minuto a lasciarci indifferenti.

Ma ciò che ogni anno mi trovo a pensare, oltre all’eccitazione per un evento tanto determinato nel tempo, nella scadenza bella delle cose, è come i sakura siano simbolo del tempismo, di quel momento esatto in cui una vita dà il suo meglio, in cui ci si svela e ci si lascia infine ammirare.

DSC07301Perchè in altri periodi dell’anno nessuno lo sospetta che quello sia un ciliegio e che, in una oscillante settimana a cavallo tra la fine di marzo e l’inizio di aprile, lascerà tutti a bocca aperta. Magari si legge la targhetta appesa al tronco, ma se non ci si interessa di botanica è difficile che si faccia caso ad un ciliegio in altre stagioni.

È un po’ come con le persone, quelle da cui non ci si aspetta nulla, quelle meno appariscenti. Quelle su cui lo sguardo non si ferma ma passa sempre oltre, perchè non sono così belle, nè particolarmente brillanti, perchè non parlano abbastanza, perchè non vestono o non si comportano in modo da risultare eccezionalmente interessanti.

DSC07279Ma anche per loro accade, anche per loro arriva prima o poi quel momento di assoluta perfezione in cui non useranno energie per nient’altro che sbocciare, in cui fioriranno con tale concentrazione e abbondanza da non lasciar spazio neppure alle foglie.

Le foglie arriveranno, verdi, ma solo dopo che i petali inizieranno la loro caduta verso terra.

Chi lo sa, che quelle creature invero sono ciliegi, le apprezzerà in ogni stagione, perdonerà loro la contingente opacità, la apparente banalità, ne amerà le tonalità del verde e del marrone, il corpo massiccio del suo tronco, gli snodi appassionati dei suoi rami.

Chi invece ne ignora la vera identità, al giungere di marzo/aprile ne rimarrà sorpreso.

Guardo me stessa, le persone attorno a me, le classi fitte fitte di studenti che anche quest’anno imparo a conoscere con la gioia e la fatica che caratterizzano ogni incontro importante. Ci sarà giugno, poi luglio e infine agosto, e farò un altro incontro importante, fondamentale, cui ne seguirà un altro ancora e un altro dopo, perchè ogni persona a questo mondo è destinata a portarsene inconsciamente dietro delle altre.

C’è un altro nipotino che arriverà tra giugno e luglio, ci sarà il figlio della mia amica Ai, ci sarà settembre e nuovi incontri ancora.

E guardando i ciliegi, la gioia che sono in grado di portare ogni anno ai giapponesi, mi dico che voglio riuscire a non giudicare mai le persone dall’apparenza, dal momento preciso in cui le incontro, ad immaginare in ogni individuo un sakura che sboccia, una creatura che anche se non riuscirà a dare subito il meglio di sè, se gliene sarà data l’occasione, avrà modo di mostrare tutta la sua incredibile bellezza.

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♪  Moriyama Naotaro, “Sakura”