Risposte da "Giappone Shinjitu_quello che la stampa italiana nasconde" a Giusi Fasano

Ringraziando Giusi Fasano per la sua cortese replica*** (leggere in fondo) posto qui alcune reazioni alla sua lettera dal gruppo facebook sul quale e’ nata questa discussione e dove siamo tutti presenti, nomi e cognomi compresi (http://www.facebook.com/home.php?sk=group_196066483761026).

Ne faccio un nuovo collage. Vi sono reazioni piu’ blande ed altre piu’ indignate. Questo e’ il contributo di molti di noi:

*****************************************************************************

a)
Citare le fonti non è un optional: è un obbligo. Sinceramente dispiace ricordarlo ad un’illustre collega di una prestigiosa testata. Anzi: della più prestigiosa testata italiana. “Il giornalista deve sempre verificare le informazioni ottenute dalle sue fonti, per accertarne l’attendibilità e per controllare l’origine di quanto viene diffuso all’opinione pubblica, salvaguardando sempre la verità sostanziale dei fatti. Nel caso in cui le fonti chiedano di rimanere riservate, il giornalista deve rispettare il segreto professionale e avrà cura di informare il lettore di tale circostanza. In qualunque altro caso il giornalista deve sempre rispettare il principio della massima trasparenza delle fonti d’informazione, indicandole ai lettori o agli spettatori con la massima precisione possibile. L’obbligo alla citazione della fonte vale anche quando si usino materiali delle agenzie o di altri mezzi d’informazione, a meno che la notizia non venga corretta o ampliata con mezzi propri, o non se ne modifichi il senso e il contenuto”. E questa è la Carta dei Doveri del Giornalista. Il cui mancato rispetto può implicare l’apertura di procedimenti davanti all’Ordine. Le regole valgono o non valgono?

b)
Buongiorno a tutti. Bene, benissimo, direi. Abbiamo più elementi di prima, strade ancora più aperte, possibilità negate nessuna. Nel ringraziare – per il momento velocemente Giusi Fasano per la preziosa replica, in attesa di farlo in maniera migliore, e anzi se possibile di continuare il confronto – riassumendo direi: abbiamo dei “fatti” e abbiamo una “intenzione”. Benissimo, verrano semplicemente presentati spalla a spalla, schiena a schiena, faccia a faccia come volete voi, e lasciati navigare in piena libertà verso dove vorrà la corrente. Un’assoluzione, una condanna, ma nel peggiore dei casi verso una minore sciatteria da parte della commissione del Luchetta. Perché, qualunque sia l’intenzione, è innegabile che: 1) l’originalità di un opera in concorso va verificata, come avviene per i concorsi letterari, e la verifica in questione, essendo il referente una testata di riferimento internazionale, non sarebbe stata impossibile (l’abbiamo fatto noi, profani); 2) nel momento in cui veniva supplicata di partecipare con quel pezzo, nulla mi potrà impedire di pensare che sarebbe stato semplicissimo dire: “carissimi, capisco che abbiate bisogno di una storia su dei bambini, e che il mio pezzo si presti alla perfezione. Sappiate però che, purtroppo, in questo caso trattasi di rimaneggiamento nemmeno troppo elaborato di un articolo uscito tre giorni prima su una testata straniera. L’originalità del mio apporto si limita ad alcuni ricami di carattere retorico. Se per voi la cosa non va in contraddizione con un premio ”
in memoria di Marco Luchetta, Alessandro Ota e Dario D’Angelo, uccisi da una granata a Mostar mentre realizzavano un servizio giornalistico sui bambini vittime della guerra balcanica, e della morte del cineoperatore Miran Hrovatin, assassinato a Mogadiscio assieme alla giornalista Ilaria Alpi”, persone che hanno sacrificato la vita “per essere sul posto”, se per voi va bene lo stesso, io partecipo più che volentieri”.
Noi si va avanti, in fretta perché la cerimonia è tra due giorni e io inserirei nella lista dei destinatari anche Striscia. Chi può aiutarci con l’indirizzario lo faccia, per favore. Io farò il possibile (mannaggia agli impegni) per stilare un comunicato entro stanotte.

c)
Scusate, se mai ce ne fosse stato bisogno, ci ho pensato. Giusi Fasano ci dice di aver fatto quello che ha fatto ” perché quella storia mi sembrava bellissima”. Se come tale, “bellissima” cioè, si è mai riflessa nella mente dei suoi lettori, ebbene lo è stato per una serie di dettagli: il “preoccupante mutismo, che nessuno medico finora è riuscito a far sospendere”, i silenzi di fronte ai sorrisi e alle battute, ancora il pesante silenzio del terzo piano confrontato con il gioioso baccano del quarto, e ancora i 30 bambini che “si scaldano stando vicini, dormendo appiccicati sotto una montagna di coperte”. L’effetto della storia sta in una serie di immagini mai verificate, nella peggiore delle ipotesi semplicemente inventate, che sono il nocciolo della notizia, non il contorno. E che al limite nemmeno compaiono nell’articolo fonte del Telegraph. Senza, la storia non è bellissima, è nudamente tragica. …no, non ci siamo, non ci siamo affatto. Si va avanti, eccome.

d)
Ritengo inoltre importante, per noi, per i giornalisti in generale e per i lettori delle varie testate, che questo nostro dialogo con la sig.ra Fasano rimanga pubblico. Che possa aiutare chi maneggia le notizie, in un senso o in altro, a comprendere il loro valore e la loro vera funzione: informare.

e)
se possibile andiamo avanti scrivendo alla commissione del premio Lucchetta e magari scriviamo anche al giornale di quel giornalista inglese esponendo tutti i fatti, cosi forse ci penseranno anche loro sulla loro testata a mettere in piazza questo ennesimo scandalo giornalistico italiano… mettendo da parte il premio, che bella presa per i fondelli nei confronti dei lettori del corriere.

f)
riporto la mia posizione, giusto per info, e sono pronto a metterci la firma. se poi la giuria non risponde andrei in direzione rai, striscia, iene,…

“Dice anche che lei si era candidata con un altro articolo, e che …è stata la comissione a chiederle di candidarsi con l’articolo poi premiato” -> adulta, vaccinata, poteva rifiutare…
soprattutto se “Ha ammesso di non essere… stata personalmente a Ishinomaki e di aver “rielaborato” l’articolo Julian.”

a me sembra invece che sia proprio in malafede, alla richiesta della commissione (ammesso che sia davvero andata cosi’) poteva informarli della situazione e/o declinare il premio

come ho già detto, secondo me va informata la fondazione, e in caso di non-risposta un “ente terzo piu’ visibile” (a costo di rivolgersi davvero a striscia) che si occupi di far luce sulla situazione

*********************************************************************************

Cari lettori di Giappone mon amour, cara Laura,
Buongiorno a tutti dall’Italia,
Sono Giusi Fasano, l’autrice di quell’articolo sui trenta bambini. Vi scrivo molto volentieri e scusate se non l’ho fatto prima ma è perché sono sempre in viaggio e qualche volta sono a digiuno di Internet. Spero di essere ancora in tempo a chiarire tutto perché ci tengo. E’ vero, verissimo, che prima di me erano arrivati altri alla notizia di quella scuola. Così come è vero, verissimo, che non sono riuscita a scavare molto di più rispetto alle cose già scritte (salvo pochi dettagli). Ci ho provato in ogni modo perché quella storia mi sembrava bellissima, mi sembrava giusto che i lettori italiani la conoscessero e per farlo ho impegnato (oltre me)due persone che mi hanno aiutato in quei giorni con gli spostamenti, le ricerche e le traduzioni. Come tutti sanno erano giorni difficilissimi per le comunicazioni e gli spostamenti quindi ho fatto quello che ho potuto come ho potuto, arrivando in dove è stato possibile arrivare. Con lo scrupolo massimo che ho potuto e con l’attenzione, soprattutto e prima di tutto, a verificare che fosse realtà quella storia bellissima che avevo letto.
Ora: ho la colpa di non aver citato le fonti da cui avevo appreso la notizia, è vero. Ma è anche vero che nel breve discorso che ho preparato per quando avverà la premiazione ho inserito (proprio per colmare quella mancanza) una dedica “ai giornali britannici, i più bravi di tutti nel raccontare quei giorni” e un “ringraziamento speciale a Julian Ryall, il giornalista che per primo ha fatto conoscere al mondo questa storia”.
Forse non mi crederete ma provateci per un momento, se potete: sono cose che ho scritto prima di sapere del vostro blog. E sarei felice di sapere che invece mi credete perché vorrebbe dire aver guadagnato la fiducia, magari attraverso un errore, di qualche lettore in più.
Non è retorica. Vi chiedo soltanto lo sforzo di non pensarmi in malafede.
E per quel che riguarda il premio: la signora (o signorina) Laura scrive quello che giustamente ha letto sul regolamento: cioè che io ho partecipato con quell’articolo al premio, proponendolo. Magari per avere i cinquemila euro del premio.
Sbagliato. Avevo partecipato con un articolo sulle due bambine svizzere scomparse (forse uccise dal padre). Non avevo mai partecipato a un premio in vita mia malgrado 22 anni di carriera e tanti, tanti fatti importanti seguiti e tante, tantissime proposte di iscrizione a premi. Stavolta, su insistenza di un’amica, l’aveo fatto perché avevo giurato che se avessi mai vinto avrei dato i soldi alla madre delle due gemelline perché potesse continuare le ricerche delle sue bimbe anche solo un giorno in più.
E’ stata l’organizzazione del premio a scrivermi proponendomi di partecipare anche con il pezzo dal Giappone. E io l’ho fatto. Dopodiché, mentre ero in Libia in guerra, dove ho saputo di aver vinto, ho detto a tutti e ho pensato per prima cosa: devo far sapere che io ho avuto il solo merito di scriverlo per L’Italia e che prima di me la storia è stata scritta da altri. Lo farò e l’avrei fatto, ripeto, indipendentemente da tutto.
Spero possa bastare ad avere la vostra comprensione e magari i vostri contatti, quando e come volete. La mia email è gfasano@corriere.it
Grazie della pazienza per avermi letto fin qui e chi di voi è in Giappone mi saluti quel meraviglioso popolo e luogo del mondo,
Ciao a tutti, Giusi

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.

*