Cadere sette volte, rialzarsi l’ottava.

DSC02021 コピーUltimamente una caduta clamorosa, dolorosissima, di quelle che rischiano di mandarti all’altro mondo. Rischiano, ma invero poi non lo fanno mai perchè nulla che non abbia il nostro permesso lo può fare.

Nella sofferenza ci si sta stretti.
Sì, la disperazione è una sorta di strettoia, un vicolo dei baci in cui non si può che toccar la propria ombra, l’essere urticante che con perizia sa esattamente dove ci fa male e ci sfruguglia proprio lì.

È una stanzetta buia, uno sgabuzzino, un sottoscala. A volte, la vita ci dice che bisogna abitare proprio in un luogo tanto angusto, che in qualche modo è necessario, inevitabile.

Il segreto allora sta nel gettare via tutto ciò che peggiora il nostro soggiorno. Buttare il superfluo, farci spazio. Non bisogna rinunciare certo ad uscirne, quello mai, ma bisogna fare di tutto per rendere accettabile l’attesa.

E poi?

Non abbandonarsi mai totalmente allo sconforto. Fare un bilancio dell’amore, quello che si è ricevuto e quello che si è donato, delle persone che tifano per noi. Delle cose positive che ci sono, sempre, in ogni vita.

Me lo sono detta spesso in quei giorni, lentamente più lontani, che ho io per prima la responsabilità della mia felicità.

DSC01952「七転び八起き」/nanakorobi yaoki/ “Cadere sette volte, rialzarsi l’ottava”

È uno dei miei proverbi preferiti.
Perchè le volte potrebbero essere anche dieci, venti, cento. Ma è quell’undicesima, quella ventunesima, quella centounesima che fa la differenza, che definisce la tempra di un uomo e di una donna. La loro determinazione, l’attitudine alla gioia.

Che poi basterebbe un po’ di lungimiranza e insieme un po’ di osservazione del passato.
Dietro ad un successo quanti fallimenti ci sono? Di sicuro ci sono più fallimenti che successi nella vita di ognuno. E chi quei fallimenti non li ha guardati da vicino, spesso non sa come riprendere il cammino se mai gli capita di perdere la strada.

DSC02220 - コピーQuando mi dicono che sembro forte, anche se raramente mi ci sento, capisco che in fondo è un poco vero. Perchè? Perchè ho dovuto sempre soffrire per ottenere ciò a cui tenevo, perchè nulla è arrivato con semplicità, gratuitamente.

Perchè, fondamentalmente, so da dove ha origine la mia felicità.

E quando la smarrisco, dopo un primo momento di puro dolore, ricordo quante volte ce l’ho fatta. Ricordo la strada percorsa le altre volte.
Riprendo il sentiero. Ricomincio a camminare.

♪ 徳永英明 『ハナミズキ』

33 commenti su “Cadere sette volte, rialzarsi l’ottava.

  1. Mami ha detto:

    Bel post! Proprio quello di cui ho bisogno di convincermi in questi giorni…

    1. Laura Imai Messina ha detto:

      Si’, tutta una questione di convincersene.
      Un abbraccio, Laura

      P.S. Blog graziosissimo il tuo. 🙂

  2. Mamma in Oriente ha detto:

    Mi dispiace per la tua caduta, fisica o psicologica che sia…
    Condivido assolutamente questo approccio ed in genere dopo le grosse cadute riesco a farlo mio. Sono meno brava invece nelle piccole cadute quotidiane, devo ancora lavorarci parecchio!

    1. Laura Imai Messina ha detto:

      Hai perfettamente ragione. C’e’ un diverso, quasi paradossale, diverso grado di difficolta’ tra l’eccezionale negativo e il quotidiano negativo.
      Un commento davvero intelligente. Grazie!

      Laura (insonne)

  3. Hachi ha detto:

    Mi dispiace per il tuo dolore che deve essere davvero tanto per renderti anche insonne. Spero che sia presto rimediabile. Ho voglia di buone notizie, fammi sapere.
    È un bel proverbio, che bisognerebbe fare nostro. Anche a me la vita ha regalato poco, quello che ho è frutto di tanto sano lavoro. Solo negli ultimi anni ho avuto due/tre bellissime sorprese sbucate fuori così dal nulla, uno strano incrocio di destini. E in tutte c’è uno zampino giapponese. 🙂
    Forza Laura! Un abbraccio fortissimo!

    1. Laura Imai Messina ha detto:

      Ci unisce, allora, la forza di volonta’ e l’idea che le cose bisogna sempre guadagnarsele, senza sconti.

      Quando ci sono dentro ne soffro terribilmente ma appena ne esco mi dico quasi che quella difficolta’, quella sofferenza hanno fatto di me una persona migliore. E’ lo stesso per te?

      Sono felice che il Giappone ti porti delle gioie~❤

      Un abbraccio forte, L.

      1. Hachi ha detto:

        Sì è capitato anche a me, ma me ne sono resa conto solo molto tempo dopo. Per certe cose occorre la giusta distanza e una certa saggezza che a me è arrivata solo con una certa età. Però è sicuro che non tornerei indietro perché la persona che sono oggi (e che mi piace molto) è frutto di tutto il mio vissuto, bello e brutto, facile e difficile. E poi ci sono così tante cose ancora da fare, da vedere e da sbagliare per imparare e migliorarsi… ma ora sto divagando…
        Buona giornata! ^ 3 ^

  4. Alessandra ha detto:

    Anch’io di recente ho dovuto leggere e rileggere questo proverbio giapponese. A volte ci si ritrova in bilico sul burrone e sembra che nulla possa illuminare la nostra strada ma la forza dicono sia dentro di noi. E allora ci si rialza, una, due, dieci, mille volte e si continua a correre verso quel sogno, quella meta che sembra lontana ma, forse, non troppo. Forza Laura, siamo tutti con te! Un abbraccio!

    1. Laura Imai Messina ha detto:

      Cara Alessandra,
      grazie del tuo bellissimo messaggio. E’ davvero un proverbio potente, evocativo, adatto a chi come noi lotta con energia e una gran voglia di riuscire.

      Non so quale sia stata l’occasione della tua caduta, ma ti auguro con tutto il cuore di non abbandonare mai la speranza.

      Un bacio,

      L.

  5. Licchan ha detto:

    Quante altre “sette volte” cadrò.
    Ci sono giorni in cui ci si sente in una buca con pareti di terra lisce come vetro, poi dopo un po’ che si sta laggiù, ci si rimbocca le maniche e con le mani si scavano un po’ di insenature per tornare su.
    Hai ragione quando dici che solo noi stessi possiamo aiutarci; il lavoro grosso, la fatica, le notti insonni, i lividi,i pianti, sono tutti sul groppone dei nostri personalissimi giorni.
    Poi ci sono le notti serene, le cremine per i lividi, i maglioni caldi, un film di animazione, un sorriso di uno sconosciuto, un bacio inaspettato, una mano nella tua, un messaggio, una parola scritta, una voce tenera e allora quel groppone sembra essere preso tra il pollice e l’indice di un gigante invisibile che sta dietro di me e mi sollevo.

    Quanto è bello vivere.

    1. Laura Imai Messina ha detto:

      Licchanina cara, che commento bello.
      Hai tante immagini nella mente e un cuore enorme. Lo dico per esperienza, tu migliori la vita di chi hai accanto. Tutto il bene che fai, tornera’ a boomerang e ti migliorera’, a sua volta, la vita. Ne sono certa. L.

      1. Licchan ha detto:

        Grazie davvero tanto, sono contenta di leggere queste parole.

        Stiamo attente alle bbbuche!
        smack :*

        1. Laura Imai Messina ha detto:

          Sempre! 😀

  6. Riru ha detto:

    Ciao Laura, questo tuo post è uno di quelli che mi lascia con la bocca che penzola, sarà che a volte hai bisogno di leggere quello che senti. Grazie 🙂

    1. Laura Imai Messina ha detto:

      Si’, e’ probabile. Sono quasi certa che te, che sei una donna caparbia, sensibile (ed estremamente divertente ^o^), le cadute le affronti nel modo migliore.

      Ogni tanto passo dalle tue parti ed e’ sempre un gran piacere 🙂

      L.

  7. Kai ha detto:

    Più si va avanti, e più ci si ritrova ad affrontare dolori più grandi. Dolori per cui non si può far nulla, dolori che continuano ad alimentarsi indipendentemente dalla propria volontà. Per fortuna nostra, siamo capaci di “smaltire” i dolori. C’è chi li smaltisce subito, c’è chi invece ha bisogno di tempo o di qualcosa da fare (es. “accendere le mani”). Ultimamente anche io sto affrontando dolori che mai avrei potuto immaginare di dover affrontare. In particolar modo, dolori forti che una persona a me vicina e a me molto cara sta affrontando, una persona che sta ricevendo il mio solo supporto. Ed è assurdo come supportare una persona ti possa trascinare violentemente nel baratro, tuttavia non riesco, non voglio abbandonarla. E così anche io sono piombato violentemente dentro il buco che ha raffigurato Licchan nel suo commento. Ogni volta si ha sempre meno forza di rialzarsi: chissà se ci si riuscirà ancora una volta.
    Un abbraccio!

    1. Laura Imai Messina ha detto:

      Mi dispiace tanto saperti sofferente Kai-sensei.
      Solo, pero’, mi viene da dirti di proteggerti, per quanto l’altro ti sia vicino e caro. E’ un po’ come nei corsi di salvataggio, durante i quali ti insegnano che per salvare la vita dell’altro devi prima metterti in una posizione di salvezza tu stesso o finirete per affogare entrambi.

      Si puo’ aiutare veramente l’altro, tendergli la mano per salvarlo, solo quando si e’ fuori dalla buca. Non c’e’ bisogno di abbandonare nessuno, ma cadere entrambi non e’ di consolazione a nessuno.

      Abbi cura sempre di te,

      Laura

  8. Enzo ha detto:

    È solo nelle cadute che scopriamo quanta forza e/o determinazione c’è in noi.
    Magari ti trovi quasi al punto di perdere tutto (per sorte avversa o per un tuo errore) e allora scopri che nulla può realmente lasciarti a terra.
    “Nana korobi ya oki” …. il senso più profondo di questo è in quel fuggevole attimo nel quale fai forze nelle gambe e ti rialzi !
    Grazie mille Laura per il tuo post. 🙂

    1. Laura Imai Messina ha detto:

      Caro Enzo, grazie a te della lettura.
      Concordo con te, il senso della caduta e’ proprio nell’istante in cui ci si rialza.

      Un bacio, L.

  9. Patri ha detto:

    Laura! *___*
    Le prime parole che mi escono dalle dita… cosa dico, dai tasti, vorrebbero essere quelle giuste per dirti che mi dispiace e domandarti come stai adesso. Dico adesso che hai riversato, scrivendo, l’angoscia e il dolore, qualunque ne fosse l’origine, così da sentirti più leggera. Così penso io, perché a parlarne, io credo che in qualche modo ciò che si prova e che fa soffrire riesca un poco a “sciogliersi” ed a diventare meno pesante. Sarà per questo che si dice “vuotare il sacco”? ^___^
    I propositi per rialzarsi mi pare che ci siano, e siano buoni. Infatti il tuo post finisce con “Ricomincio a camminare”. E questo mi tranquillizza. Sia per te che per me: benché, come dici, tu abbia vissuto e affrontato momenti complicati, regali sempre emozioni e sensazioni positive.
    I tuoi racconti e sentimenti si mescolano come fumo alla vita del Giappone, che descrivi come sai descrivere te stessa, raccontandone la bellezza e la saggezza, facendo intuire che ormai fa parte di te e che tu fai parte di esso. Tutto questo è emozione e arricchimento.
    Ho visto il video col riassunto del tuo amico Kai! Complimenti. Ora sì che sei più vicina…
    Lo sai? Ho cliccato sulla scritta della musica che hai messo in fondo al post e…. sorpresa!! Ho riconosciuto subito la canzone!… “Hanamizuki”!! Hideaki Tokunaga!! Il mio cantante preferito! Grazieee!! Un po’ sciocca, “ne”? (Sembro un’adolescente), ma anche gioire per qualcosa che piace aiuta a rialzarsi… e poi io sono spesso… a terra, ma proprio lunga lunga!! :((
    Un’altra tua frase mi tranquillizza: “so da dove ha origine la mia felicità”. Laura, ti sei già rialzata! E di questo sono contenta. Stavolta solo per te, veramente!
    Un abbraccio forte
    Patri

  10. lucy.ai ha detto:

    un giorno un uomo, vedendo comparire su un bozzolo un piccolo foro, rimase lì diverse ore a guardare la farfalla che lottava x infilare il corpo in quel buco microscopico. Ad un certo punto sembrò che l’insetto non riuscisse proprio a precedere oltre. Dava l’impressione che + avanti di così non sarebbe riuscita ad avanzare. L’uomo decise allora di aiutare la farfalla. prese un paio di forbici e tagliò il bozzolo. La farfalla riuscì a uscirne facilmente. Il corpo tuttavia era gonfio, e le ali piccole e avvizzite. L’uomo continuò ad osservare la farfalla, aspettandosi che da un momento all’altro le ali si allargassero e si espandessero fino a riuscire a sostenere il corpo, che nel frattempo si sarebbe ridotto. E invece non accadde nulla!!!
    La farfalla trascorse il resto della sua esistenza strisciando su quel corpo gonfio, dotato di ali avvizzite. Non riuscì mai a spiccare il volo.
    Quello che l’uomo non capì, per quanto gentile e premuroso, era che quell’apertura ridotta nel bozzolo, e lo sforzo necessario alla farfalla per attraversarla, erano la tecnica scelta da Dio per costringere il fluido a passare dal corpo alle ali della farfalla, così che nel momento in cui si fosse liberata del bozzolo sarebbe stata immediatamente pronta a volare

    1. Laura Imai Messina ha detto:

      Una storia splendida Lucy, grazie davvero di averla condivisa qui. Rende perfettamente l’idea!

  11. lucy.ai ha detto:

    “A VOLTE GLI SFORZI SONO ESATTAMENTE CIò DI CUI ABBIAMO BISOGNO IN UN DETERMINATO MOMENTO DELL’ESISTENZA…”

    Quante volte non mi sono sforzata… quante volte ho addirittura evitato di cadere stando sempre in piedi nello stesso punto.
    Per rialzarsi bisogna cadere…e permettersi di cadere è già incamminarsi…è già tanto…

    1. Laura Imai Messina ha detto:

      Splendido. E splendidamente espresso il tuo concetto.

  12. lucy.ai ha detto:

    Grazie! Sono molto contenta di averla potuta condividere con voi 😉 mando un tenero sorriso a tutti!
    Lucy.ai

  13. Cecilia Riccio ha detto:

    Laura carissima! ti scrivo da un recente ritorno da Tokyo…e subito…la mancanza…la nostalgia, come ogni volta che torno dal Giappone…e il rifiuto della realtà italiana in cui per ora mi ritrovo a vivere…ma grazie immensamente per questo splendido blog…sia su facebook che sul sito…perché in qualche modo riesco a mantenere vivo questa immensa passione che ho attraverso i tuoi occhi e i tuoi pensieri. volevo chiederti se, cortesemente, puoi spiegarmi il significato dei kanji al di sotto del daruma. grazie ancora per ogni pezzetto di Giappone che mi fai rivivere costantemente. In attesa del blog sulla cucina giapponese, ti saluto da una Roma piovosa e fredda.

    1. Laura Imai Messina ha detto:

      Cara Cecilia,
      grazie mille di questo tuo lungo messaggio. Mi riempie di felicita’.
      Quale daruma? Non saprei sai….

      Aspetto il disegno di un’amica per inaugurare lo spazio sulla cucina. 🙂

      Un abbraccio e saluta la mia Roma bella, Laura

  14. Gilia ha detto:

    Mi sono imbattuta in questo sito nel più casuale dei modi, non ricordo nemmeno più cosa stessi cercando. Una casualità che mi ha permesso di trovare musica per le mie orecchie. Soltanto da poche settimane mi sono aperta alla cultura orientale (aperta, perché ho sempre avuto un atteggiamento di vera “chiusura” e disinteresse verso questa porzione di mondo), come un richiamo sussurrato, briciole di pane per terra, che ho iniziato a seguire con crescente curiosità.
    Poi approdo qui, in un momento in cui sto leccandomi le ferite per un inedito groviglio di preoccupazioni lavorative ed economiche (e dico anche: grazie al cielo si tratta di questo), che mi toglie il sonno, che lima la mia speranza, annulla ogni entusiasmo, mi annichilisce l’esistenza.
    Qui, una parola di speranza, di quelle che sono bravissima a dire e ripetere, a me e agli altri, quando tutto va bene; ma che, nello smarrimento, non soltanto non le trovo, ma le respingo.
    In genere.
    Ma il tono gentile e speranzoso di questo post, mi alleggerisce un po’ il cuore; che non è ancora forza, ma fa già bene.

  15. Tiziana ha detto:

    Di cosa parla la canzone allegata al link sotto il tuo articolo?

  16. Beatrice ha detto:

    Io conoscevo questo proverbio giapponese così “shikiten akki”, uno dei principi del bushido….
    Un significato stupendo, che portò dentro…. e sulla pelle.

  17. Filippo ha detto:

    Ciao cercavo cercavo questo proverbio e mi sono imbattuto nel tuo post. Contemporaneamente ho chiesto anche a una mi collega giapponese. Lei mi ha mandato altri ideogrammi. Dal momento che vorrei tatuarmela mi chiedevo se fosse lo stesso proverbio. Ti manderei volentieri l’imagine che ho ricevuto. Ovviamente farò un double check anche con lei.
    Son passati anni da quella caduta spero che tu abbia ripreso a camminare fiera dei tuoi passi e vivi ogni giorno al pieno delle possibilità. Come potrai ben capire ho passato un periodo nero anche io recentemente da cui oggi mi sento di dirti che ne sono uscito. Il mio corpo e segnato da tutte le mie avventure da cui ne sono uscito vivo con tatuaggi. Ultimo una fenice durante quest’ultino anno di lotte e sacrifici. E sempre bello vedere come una persona reagisce a determinati stimoli pur via negativi.

    1. Laura Imai Messina ha detto:

      Puoi postarli sulla mia bacheca su fb, https://www.facebook.com/lauraimaimessina.writer/ così da essere sicuri.
      Ci si rialza sempre, lo si impara camminando. 🙂
      Un abbraccio, L.

  18. Francesco Iaconisi ha detto:

    Grazie sei stata “illuminante”

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