Il pallone che viaggiò per mare dal Giappone all’Alaska

A più di un anno di distanza dal disastro del Tohoku 3/11 il pallone da calcio di un bambino, originario di una delle cittadine maggiormente colpite dallo tsunami – Rikuzentakata, raggiunge la sponda opposta dell’oceano e finisce tra le mani di una famiglia dell’Alaska.

Lui americano, lei giapponese: la moglie ha riconosciuto le scritte sul pallone. Si trattava del nome del bambino, Murakami Misaki, che a quell’oggetto aveva legata la memoria di sette anni prima quando, in occasione di un trasloco, aveva ricevuto in dono proprio quel pallone.
Ora il bambino va al liceo e, nel ricevere notizia del ritrovamento di quella cosa che gli era un tempo appartenuta, si è detto felice.
Così, adesso, il pallone si prepara ad un nuovo viaggio, questa volta all’inverso, che lo riporterà – non più via mare – tra le mani del suo proprietario.

E rimangono le cose a ricordarci quei giorni e la tenerezza di memorie legate ad oggetti che si credevano perduti. Piu’ di 5000 km ha percorso nel suo viaggio oceanico il pallone da calcio di Misaki ed ora questa storia dolce, uscita oggi sui media giapponesi, compie un nuovo tratto di strada entrando nelle case della gente.

Una piccola storia che fa tanta tenerezza ~♥

12 commenti su “Il pallone che viaggiò per mare dal Giappone all’Alaska

  1. Nily ha detto:

    E’ davvero di una tenerezza incredibile! Queste storie mi commuovono tanto *__*

  2. Nega Fink-Nottle ha detto:

    Un pallone che è stato come un messaggio in bottiglia. Che bella storia!!

  3. Nyu ha detto:

    Che bella storiaaaa! Queste cose sono estremamente affascinanti e toccano il cuore!

  4. MADE in JAPAN ha detto:

    La tenerezza del racconto è appurata ^__^ . Mi ricorda anche se in circostanze differenti, un episodio della mia infanzia con il gruppo pre-comunione (forse è da allora che non vado in chiesa, ma questo è un altro discorso…)
    Noi tutti bimbetti fuori dalla chiesa del nostro paese, avevamo un palloncino gonfiato ad elio nel quale era attaccato all’estremità del filo, tenuta dalle nostre manine, un biglietto di augurio e saluto, predestinato ad arrivare, una volta lasciato il capo, secondo il mio pensiero in un paese lontano e che qualche bambino come me poteva ricevere quel biglietto e poi cercarmi e ringraziarmi. Era pura magia, pura emozione, un po come poter trovare la famosa bottiglia con il messaggio, il mistero, la curiosità. Immagino quanto possa essere stato emozionante poter riconsegnare quel pallone.

  5. Kizzy ha detto:

    Che bella storia davvero! E’ come quando cerchi tantissimo una cosa cara che ritieni perduta e inaspettatamente poi la ritrovi magari dove meno te l’aspetti… riempiendoti di gioia. Piccole gioie che dan grande felicità! 😀

  6. perlinavichinga ha detto:

    il destino… l’ha trovato proprio qualcuno strettamente connesso con il giappone. dolcissima storia

  7. White Blossom✿ ha detto:

    Una piccola storia, molto tenera, sì, e commovente. E poi, che combinazione… la signora è giapponese!
    Hai fatto fare al pallone ancora un bel po’ di strada, facendo arrivare fin qui la notizia!
    Grazie, come sempre..
    Ciao,
    Patri

  8. DAIJIRO 85 ha detto:

    Anche dopo essermi cancellato il profilo da Facebook (mi aveva stufato), non posso proprio smettere di “frequentare” il tuo blog. E’ l’appuntamento online sempre più bello e gradito. Questa storia mi ha toccato nel profondo, da tanta speranza. Baci baci!!!

  9. Greta Bienati ha detto:

    La storia è bellissima. Mi colpisce ancora di più per un altro motivo: il ragazzo è omonimo di un personaggio del famoso spokon “Captain Tsubasa”, che riceve un pallone firmato dagli amici proprio in occasione di un trasloco!
    http://www.mangareader.net/294-20891-17/captain-tsubasa/chapter-50.html
    Quando si dice la coincidenza…

    1. Laura Imai Messina ha detto:

      Uh non lo sapevo. Fantastica coincidenza, grazie della segnalazione Greta!

      1. Greta Bienati ha detto:

        Grazie a te della storia! È di per sé degna di un manga!

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