a voce alta

Il coniglio in bicicletta

  Ryosuke prende un giorno di vacanza per trascorrerlo con me, perchè anche a vivere insieme, a passare insieme i fine settimana, ci si manca. I gesti sprofondano nella litania del sempre e viene voglia di dedicarsi tempo nuovo. E’ come una fame che ti assale all’improvviso e che non molla.
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Progettiamo da settimane di tornare a mangiare la soba – che poi e’ la piu’ buona di Tokyo – a Jindaiji (qui alcune foto) a Chofu. Così mi viene a prendere al lavoro ed entrando nel caffè dell’università mi sorprendo di trovarlo in un luogo che nell’immaginario è solo mio.    
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Saliamo in bicicletta sotto il sole bollente dell’una e attraversiamo strade, percorsi nascosti alla vista di chi sceglie la via maestra, il lungo fiume nelle cui basse acque s’agitano anatre e bianche gru, il verde di campi coltivati, ripidi sentieri che s’aggrappano per salire o per scendere.  
Attraversiamo il tessuto narrativo di questa città piena di storie. 
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 Ci rincorriamo in bicicletta, io mi fermo a scattare qualche foto e quando possiamo allunghiamo una mano e ci stringiamo forte il palmo. Io che guido sempre a sinistra, lui a destra. La gente una volta ci guardava, chissà se lo fa ancora adesso. Sono io che non la guardo più, tanto sono immersa in Ryosuke e nella strada che si apre davanti a noi.
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Mi ha detto una cosa a letto stamattina, di quelle che non scordi più. Lo ha fatto come sempre nella sua lingua che è madre e padre dei suoi gesti. Nel giapponese che, per me, è pura sensualità per il suo differenziarsi da uomo a donna
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Ricordo ancora quando, seduti sul pavimento di legno del dormitorio, avevamo iniziato da poco a frequentarci e io gli chiedevo di leggermi libri, pagine di romanzi, solo per farmi sentire quella lingua che, nella sua bocca, aveva una eco cosi’ tremendamente intensa. Scapigliati ed eccitati, in quella vicinanza che era solo nostra, mi innamoravo sempre più di lui e della sua lingua piena di eccezioni.
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Poi, sulla via del ritorno, dopo una soba deliziosa, una chiacchierata che ci voleva proprio, baci che sanno di sale e bottigliette di tè comprate e già scolate davanti al kombini, ecco che lo vedo.
E tanto è inaspettato che rischio di non accorgermene neppure. Ma lo vedo. Eccolo
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Il coniglio in bicicletta.