gelato

Kamakura, goccia a goccia

Una bellissima giornata tra Kamakura e Kita-Kamakura prima da sola, a scrivere in uno stupendo Starbucks all’uscita ovest della stazione, poi con una cara amica che non vedevo da tantissimo tempo e infine con la mamma di Ryosuke.

Colma di gente, fino all’ultima goccia. L’ultima goccia e il vaso trabocca. Così diviene complicato persino camminare e ogni distanza richiede il doppio del tempo.
Il tono di voce piu’ alto e una curiosa attenzione alla direzione della bocca, perchè le parole giungano sane e salve alle orecchie del destinatario.

E’ stranamente faticoso parlare in italiano. Ryosuke mi spiega che è una questione di diaframma. Che l’italiano sfrutta l’ispirazione diaframmatica mentre il giapponese quella toracica,

E comprendo perchè per me sia tanto più rilassante fisicamente parlare in giapponese. L’italiano è colmo, a sua volta, di un’emozione e di un relax mentale differente.

Due salse, l’una accanto all’altra, ugualmente deliziose in cui intingere la punta delle bacchette. Nel ristorante di tofu dove ha prenotato la mia amica per pranzo.

Poi è la volta del gelato del Brigante. Perchè se la pizza italiana per me è a Eifukucyo, il gelato è a Kamakura da Emiliano. La nocciola strepitosa, la carruba e un ricciolo d’espresso, regalino della casa.

Riprende la nostra passeggiata fino al tempio Tsurugaoka Hachiman-gū (鶴岡八幡宮) dove ci siamo sposati nel novembre 2009 Ryosuke ed io. E’ sempre emozionante percorrere quel viale. Vedere i risciò passare e ricordare la mattina in cui c’eravamo sopra noi in abito tradizionale diretti verso la cerimonia. Io con la pesantissima parrucca in testa, Ryosuke nel suo splendido kimono…

“Sensei?” mi chiama da sinistra una voce squillante. Brillante. E’ una studentessa del primo anno di una delle università dove insegno. Fatico a collocare immediatamente il volto (perchè sono sempre più di duecento) ma è una gioia avvertire il suo entusiasmo. Ed essere fermata lì accanto al tempio, in mezzo ad un mare di persone mi conferma che l’atmosfera che si respira in classe è quella giusta. 

E il pomeriggio continua …