hanami

«Tokyo non ha bisogno di maschere»

   «Shinjuku ha gli occhi spalancati. E non dorme mai.

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O così almeno credono i tokyoti. In verità, fa brevi ma frequenti pisolini a bordo dei treni che transitano sui binari e si concede la pigrizia dell’attesa in alcune domeniche di luglio, di mattina presto, quando le rotaie sono ancora fredde e la pioggia soffoca l’aria di umidità.

   Un occhio aperto e l’altro chiuso, fingendo una vigilanza che non le appartiene. Shinjuku è tentacolare e allunga le sue ventisei braccia, tredici linee in doppia direzione, sopra e sotto la superficie di tutta la città.

   DSC01882Non ha ciglia e non le sbatte mai. Ma deve stare in guardia dagli stuoli di ubriachi che si riversano in strada ogni notte e dalla yakuza che passeggia per Kabukichō.

E se Shinjuku lo fa, il suo mabataki – il ritmo delle ciglia sulle guance, dell’occhio che si apre e poi si chiude, che si chiude e poi si apre –, ecco se lo fa è solo per incantare chi ha voglia di cadere. Shinjuku ci gioca con la sua immagine di sirena ammaliatrice piena com’è di locali di piacere. Di postacci.

  Ma poi ecco coppie di una o due generazioni fa che camminano separate da mezzo metro di cemento, lui davanti e lei dietro, rispettando un’andatura che mantiene volutamente una distanza che non ha nulla di affettivo – perché l’amore c’è e c’è sempre stato – ma che conserva tanto, tantissimo di culturale; ed ecco gruppi di cinque, sei bimbi che si affacciano da grossi carrelli colorati, giovani maestre dell’asilo che li spingono per le strade in fila indiana e i bambini che sporgono ciglia, cappellini pigiati sulla testa e orli di uniformi tutte intinta; ed ecco cani al guinzaglio dei padroni, altri dentro a passeggini o musetti che sbucano dalla cerniera di una borsa.

  Così il quartiere muta volto d’improvviso rivelando quello che solo i tokyoti hanno sempre saputo: che non c’è stereotipo che tenga e che Tokyo non ha alcun bisogno di maschere.

DSC01918Perché per essere se stessa, le bastano tutte le facce che ha già

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Estratto da Tokyo Orizzontale, Piemme, 2014, pp. 216-217