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「気分転換」 kibun tenkan o del cambiare un’emozione

E’ miracoloso come un giorno prendi la bici, decidi di andare avanti, che la città non ha strade ma solo direzioni. Avanti e indietro, destra e sinistra. E non c’è nord e non c’è sud. Est ed ovest che ancora confondi nella mente e che poi, chissà perchè, nell’ovest ti viene sempre in mente lo sbarco in Normandia e nell’est gli ubriachi di Piazza della Repubblica a Roma.

Vai avanti e nel percorso vedi uscire, come i fiori dal cappello di un prestigiatore, un vecchio dal cancello di una casa con tre cani dalle code vaporose. Sono tre shiba. E mentre continui a pedalare avanti, solo avanti, attraversando pezzi di città che neppure sapevi, un odore ti ricorda quando eri bambina, l’odore del terriccio, dei giochi al tramonto quando una voce materna ti tirava per la manica e ti prometteva la cena. Poi il profumo legnoso del salone dell’insegnante di pianoforte, la signora Amore, un nome così pieno di sentimento da farti esitare, dove suonavi il bianco e nero dei tasti e sognavi d’essere libera di poterlo fare pure a casa, a casa tua, senza dover pregare nessuno per poterti disfare nelle note. E se negli occhi hai la vita nuova, Tokyo e un lunghissimo viale spezzato da centinaia di stradine, nelle narici ti ritrovi invece quella vecchia, quella decantata come vino nelle cantine dell’infanzia.

  Ci sono odori vecchi, che sono bambini e poi ci sono odori nuovi, dell’era adulta di cui sei l’artefice soltanto tu. Come l’odore croccante del tempura che sboccia dalle finestre di un ristorantino all’angolo.

Avanti, sempre avanti pedalando, e in un tratto ti sembra di essere a Fujisawa; avanti ancora avanti e sei in campagna, poi torni in città e Tokyo riacquista i suoi tanti livelli, come una torta nuziale. Ti viene voglia di infilare il dito nella torta, affondare pollice, indice e medio. Il mignolo arriva per ultimo ma è un piacere delizioso immergere la pelle nella crema, nelle fragole, nel cioccolato, oltre la barriera del pan di spagna. Poi la pasta frolla, la gelatina. Sì, Tokyo è una torta nuziale.

Non vedo stranieri in queste zone che attraverso ma molti handicappati. Si trascinano posando la testa in un punto immaginario davanti a loro. Il capo che pesa e lo sostiene il mento. Deve esserci un istituto in questa zona e questa è forse l’ora in cui i volontari li accompagnano a casa, o loro, giudiziosi, percorrono da soli il tragitto. 「無事に家に帰れますように」 “Che tornino sani e salvi a casa”, sussurro nella mente. Le preghiere ormai, le penso sempre in questa lingua. Scivolano via come lungo un pendio pieno di vocali. Masuyouni~
Perdersi non è sempre un incidente di percorso. E’ anche un percorso, senza incidenti. E perdersi è volontario ed è un trovarsi.
「気分転換」 kibun tenkan, cosi’ la chiamano i giapponesi: 気分 kibun che è la sensazione, l’emozione e 転換 tenkan che è cambiamento, inversione, torsione. E nella seconda coppia di kanji c’è anche il rotolare (転がる、転がす)cosi’ mi sembra quasi che questa sensazione da cambiare, per mutare, debba rotolare via. Come una palla dalle mani.

E allora la si gira, la si ruota la sensazione o l’emozione che si prova, la stanchezza di una lunga giornata di lavoro, il negativo di una manciata di cose che non vanno. Kibun tenkan che significa distrarsi, rilassarsi in questa lingua, “staccare” nel colloquiale italiano. L’immagine appare netta, come sono le espressioni migliori che nelle parole custodiscono origami. Si vedono, hanno una loro consistenza e sono a colori.
Cosi’ mentre sei seduta a un tavolino a parecchi chilometri da casa alla fine di una biciclettata durata cosi’ tanto, fuori da un caffè che dà su una piccola piazzetta e davanti a una stazione di cui non hai mai sentito il nome, sorseggi una bevanda alle castagne che si chiama “Maron Maron Rate (latte)” e sei felice.

E poi alzi gli occhi e quasi non ci credi, che il treno che sta passando ha anche lui gli occhi e ti guarda mentre i capelli si allungano lisci attraverso le carrozze. Capelli biondi che non sono giapponesi e insieme non potrebbero mai essere più giapponesi di così. E’ la capigliatura di certi personaggi dei manga e degli anime che, da bambina, ti venivano vietati. E’ Galaxy Express 999.

D’un tratto ricordi che la mattina hai intercettato proprio un’intervista tra un giornalista e un mangaka e ti sembra che la vita sia fatta per creare corrispondenze e svelare epifanie. Non quelle che cambiano la vita. Di quelle invece che cambiano le ore, minuti forse. E la vita tutto intorno ti appare diversa. La stanchezza non ha tempo per restare, si occupa e diventa qualcos’altro.
「気分転換」 kibun tenkan: eccola qua!