Dei tanti "doni" concessi ai giapponesi, uno: il sonno.
“Dormi, dormi pure. Riposati. Nessuno ti rubera’ niente”
“Dormi, dormi pure. Riposati. Nessuno ti rubera’ niente”
Stamattina le lezioni sono scivolate via con serenità e impegno. Gli esami di fine semestre si avvicinano e cresce la voglia di far bene dei ragazzi.
Nell’aula professori c’è chi corre alla fotocopiatrice, chi discorre sui divanetti sfogliando i libri di testo.
Frana il blocco di documenti di un docente, la segretaria corre ad aiutare.
Adoro la mezzora che mi separa dall’inizio della lezione. Il tè, la scrivania e la scaletta.
Mi fa sempre un po’ impressione entrare nel campus la mattina, attraversare il lungo viale alberato di ciliegi e ora il rosso e l’arancio dei momiji e pensare a chi, una volta, qui era studente ed ora è mostro sacro dell’animazione giapponese.
Poi, tornando verso casa, in attesa del mio treno mi volto a guardare un uomo che con un lungo mocio lava e poi ripassa a lucidare ogni mattonella della metropolitana, le pareti, le colonne.
Una ad una.
E mi accorgo solo in quel momento quanto brilli la stazione.
E di quanto questo non sia ovvio.
Un gatto al posto di un bonzo nel cabinotto che, all’entrata del tempio, è solitamente dedicato alla vendita di oggettini, お守り, libretti, collane etc.
Il cabinotto era chiuso e un gatto bianco sorvegliava dall’interno il traffico (pressochè nullo) di persone che entravano nel recinto del tempio. Una foto scattata un mese fa, il 3 novembre, nel Giorno della Cultura – che era anche il nostro anniversario di nozze – ad Oshiage.
E’ nella foto accanto, lo vedete? Un raro colpo d’occhio che ringrazio.
Una notizia bella e una fastidiosa. Un nuovo entusiasmante lavoro per Ryosuke – che sempre mi stupisce per la sua eccezionale versalità – e un brutto raffreddore per me. Della seconda non mi curo (o meglio, lo faccio standomene a letto) e della prima gioisco.
E’ davvero interessante osservare il mondo del lavoro giapponese dal punto privilegiato della “moglie”. La documentazione, i colloqui. Ed ammiro l’esser trasparente del mio 8 (otto, 夫, in giapponese significa “marito”) che ha cercato – e trovato – un impiego che per contratto non ha straordinari. E nei colloqui, con sincerità, spiega che l’equilibrio familiare per lui è la prima cosa e che un lavoro che lo tenga oltre l’orario stabilito in ufficio non fa per lui.
Ed io, inutilmente, spero che un po’ di quella sana intelligenza contagi pure me. Che non mi passi solo il gusto per certi cibi o bevande che una volta neppure mi sognavo di assaggiare, ma che mi siano trasmesse anche disposizioni mentali, serenità interiori a me spesso ignote.
Il lavoro sarà a Yokohama. Ryosuke, che nella regione del Kanagawa è nato e vissuto fino agli anni dell’università e che ha fatto il liceo proprio a Yokohama, ne è entusiasta.
La conosco poco, ma già non vedo l’ora di farci qualche capatina armata di macchinetta fotografica… ❤
(nella seconda fotografia un pochino di Natale nel quartiere)