Mishima

Del giungere le mani di fronte ad un panino del Mac Donald

  Una giornata pigra che ha goduto di una colazione che era un pranzo e di una breve corsa in bicicletta verso il mio caffè preferito. Cinquanta pagine almeno al giorno. A volte solo cinquanta, a volte cento. A volte anche di piu’. E’ questo che penso ogni mattina quando mi sveglio e immagino il giorno che verrà. Almeno cinquanta pagine al giorno e vedo che nella lentezza acquisto velocità. Le parole scorrono dall’alto in basso e da destra a sinistra come vuole questa lingua così complicata e affascinante. Una dopo l’altra le parole diventano frasi e le frasi paragrafi. E poi pagine e capitoli. E infine il libro, con il suo significato, è nella mia testa.

  E’ una lingua questa che si acquista e poi si perde. Si può vivere qui anche da vent’anni ma l’esercizio degli occhi non è quello delle orecchie. E c’è fame di possedere più parole. Sempre più parole. Nel sonoro e nel visivo.

  La lettura preferita di Mishima, mi ricordava oggi Cristina, era il dizionario. Il miglior amico dello straniero. Ma anche il compagno d’ogni scrittura che miri a superarsi.

  Stasera, dopo la chiusura del mio caffè, sono andata da Mac Donald. E’ un luogo che non amo. Non ne mangio il cibo ormai da tantissimi anni. Ne detesto l’odore. Eppure oggi ci sono andata perchè è aperto fino a tardi, avevo voglia di scrivere e dovevo finire le mie cinquanta pagine quotidiane. Un te’, i libri e il mio pc.

  Così, quando stavo per andare via, ho visto una scena deliziosa che mi ha ancora una volta arricchita.
  Un uomo tra i quaranta e cinquant’anni, la fede all’anulare, gli occhiali quadrati e le vesti da salaryman, ha poggiato il suo manuale sulle ginocchia. Poi, con l’hamburger del Mc davanti, la bibita, le patatine oleose e tutto il resto, ha giunto le mani e ha chinato il capo.

  “Itadakimasu” a fior di labbra e poi, con le mani ha afferrato il panino e l’ha portato alla bocca.

  Lo vedo nei bambini che sotto lo sguardo benevolo della madre si accingono a mangiare ma mai mi era capitato di osservarlo in un adulto, oltrettutto solo, con un panino del Mac Donald davanti.
L’”itadakimasu” che significa letteralmente “ricevo” e che si pronuncia prima di mangiare. Un “buon appetito” con sottili differenze che fanno dell’espressione in giapponese qualcosa di più legato all’atto del ricevere che all’augurio.
E, nel ricevere, si avverte anche un ringraziamento per chi quel cibo l’ha confezionato. O anche, a seconda delle persone e della sensibilità, per l’essere vivente è morto per divenire nostro nutrimento.

  E ho deciso che da oggi cercherò di farlo anch’io. Ogni volta. Giungere le mani, in segno di riconoscenza. Perchè per quanto io sia italiana e sia cresciuta in una cultura diversa da quella in cui ho scelto di vivere, voglio adottare e mantenere il meglio di entrambe. Perchè anche dopo una certa età – quando ormai si è usciti dalla casa dei propri genitori – ci si continui ad educare.

“Itadakimasu”

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