ovvio

Quel che sembra ovvio e invece non lo è …

Stamattina le lezioni sono scivolate via con serenità e impegno. Gli esami di fine semestre si avvicinano e cresce la voglia di far bene dei ragazzi.

Nell’aula professori c’è chi corre alla fotocopiatrice, chi discorre sui divanetti sfogliando i libri di testo.
Frana il blocco di documenti di un docente, la segretaria corre ad aiutare.

Adoro la mezzora che mi separa dall’inizio della lezione. Il tè, la scrivania e la scaletta.

Mi fa sempre un po’ impressione entrare nel campus la mattina, attraversare il lungo viale alberato di ciliegi e ora il rosso e l’arancio dei momiji e pensare a chi, una volta, qui era studente ed ora è mostro sacro dell’animazione giapponese.

Poi, tornando verso casa, in attesa del mio treno mi volto a guardare un uomo che con un lungo mocio lava e poi ripassa a lucidare ogni mattonella della metropolitana, le pareti, le colonne.
Una ad una.
E mi accorgo solo in quel momento quanto brilli la stazione.
E di quanto questo non sia ovvio.