sonno dei giusti

Dei tanti "doni" concessi ai giapponesi, uno: il sonno.

  Dei tanti doni concessi ai giapponesi – capelli solidi e spessi, una predisposizione culturale al rispetto reciproco, una invidiabile (!) conformazione fisica che rende i loro corpi sempre tendenzialmente snelli, – uno: la proverbiale capacita’ di chinare il capo, serrare le palpebre e, contemporaneamente, cadere in un sonnellino ristoratore di variabile durata.
 
  I treni, nell’immaginario comune degli stranieri, sono colmi di giapponesi dormienti che oscillano dolcemente insieme al movimento dei convogli. Pregiudizio? Falsita’? Tutt’altro. 
  I giapponesi dormono davvero ed e’, come amo definirlo, “il sonno dei giusti”. E’ la stanchezza dei pendolari, delle donne che lavorano fuori e dentro casa, degli universitari la cui vita e’ piu’ occupata dalle attivita’ extra-scolastiche che dalle lezioni. 
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  Ma e’ anche un’abitudine culturale che si pratica ovunque (caffe’, parchi, universita’, autobus, sale d’attesa etc) tanto quanto il yoroshiku onegaishimasu「よろしくお願いします」alla fine d’ogni incontro, l’inchino al suo inizio e gli “aizuchi” 「相槌」a ritmare le frasi di una conversazione.
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 Cio’ che mi ha sempre colpito e’ la fiducia che sottintende a questo atto. Le persone dormono lasciando la borsa sul portapacchi, a terra tra le gambe, accanto al proprio corpo. C’e’ chi dorme (letteralmente) in piedi e il portafogli spunta prepotente da una tasca. Cio’ che si poggia, resta la’.
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E penso all’onesta’. E a quanto il sonno sia una forma di abbandono e, pertanto, in luoghi pubblici e affollati, anche una forma di fiducia.
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Dormire per ricaricare le batterie fisiche e nervose e’ davvero un dono. Un dono che i giapponesi fanno ai giapponesi (e a chi vive in questa terra)
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“Dormi, dormi pure. Riposati. Nessuno ti rubera’ niente”