Oggi lunghe corse tra l’A. University, la scuola di Koenji, l’I. University e di nuovo Kichijoji. Il martedì inizia presto e finisce tardi, come ogni giorno che si porta dietro la necessità di rinnovarsi e di mutare. I giorni più stanchi, per me, sono quelli che si concludono ad un’ora più tarda… come se sentissi la necessità di trasformarli. E se la cifra distintiva della giornata è stato il lavoro, allora la sera sarà lunga e si porterà dietro attività del tutto differenti.
E così questa sera ci sono i pancakes per Ryosuke, una nuova ricetta che ci rende stupidamente allegri, alberghi di cui perfezionare la prenotazione (perchè checchè se ne dica nessun receptionist, italiano o giapponese, parla davvero il clientese), shinkansen il cui orario è da stabilire, bento (cestini da pranzo) in viaggio da architettare, un nuovo ドラマ (soap opera giapponese) da vedere in tv e questo blog da continuare.
Oggi abbiamo consegnato gli inviti al matrimonio a quattro persone. Ne ho lasciato uno sulla porta dello studio della prof.ssa Ito all’università, un altro l’ho dato a mano a Tokuhira-san. Ryosuke ne ha inviati due per posta. Ed io me lo guardo e me lo riguardo ancora incredula che l’invito alle mie nozze sia stampato in due lingue tanto distanti ma che affianchi due persone, come me e Ryo, oltremodo affini. Sono fili di parole ed un trapezio, due culture così appassionate ed amanti di se stesse da accettare difficilmente compromessi… eppure accade. Ed io mi sono innamorata di questi pezzetti di carta infilati l’un nell’altro ad invitare uno le persone al ricevimento e un altro alla cerimonia.
Mi ha molto colpito il fatto che qui in Giappone, al contrario che in Italia, siano relativamente pochi gli invitati al rito e che, invece, la maggior parte delle persone si riunisca direttamente al party successivo. Eppure a pensarci bene non mi risulta affatto assurdo, anzi.
Il momento più intimo è il primo. La festa, giustamente, viene dopo.
L’invito quindi è di base solo al ricevimento ed esclusivamente per le persone particolarmente vicine, all’interno del cartoncino, verrà incastrato un pezzettino di carta che indica luogo ed orario della cerimonia shintoista. Nella busta inoltre si è soliti inserire una cartolina, già comprensiva di francobollo, con cui gli inviati confermeranno la loro presenza tracciando un cerchio intorno al simbolo di Presenza 出席 o Assenza 欠席. Su quelle cartoline, inoltre, gli invitati trascriveranno il loro indirizzo che servirà agli sposi per inviare, dopo il matrimonio, una lettera di ringraziamento.
Concludo postando una fotografia che ho scattato oggi pomeriggio al supermercato mentre cercavo qualcosa da mangiare per pranzo (T_T) e attendevo l’orario di arrivo dell’autobus.
Quello a sinistra è un panino dolce al melone che affonda le sue radici addirittura nella seconda metà del periodo Meiji e che, in questa panetteria, ha preso la forma di una tartaruga grazie ad un gioco di parole. Ovvero:
kame (亀 tartaruga in giapponese) + meron pan (メロンパン melon pan) = KAMERON カメロン.
Ryosuke, appena ha visto la foto che gli ho mandato sul cellulare, mi ha pregato di comprarlo. Troppo tardi, ero gia’ all’università: della serie il bello e il brutto di avere un sistema di trasporti che funziona.
Usaghino, il nostro coniglietto dal caratterino esuberante, si prende la parola e dice “Uuuuu” a tutti in attesa che vengano postate anche le sue foto su questo blog.