Quel che affidiamo al vento sul grande schermo 🎬

Ed ecco il comunicato ufficiale~❤

Un film per Quel che affidiamo al vento della Imai Messina

Diritti per il grande schermo opzionati da Cattleya

(ANSA) – ROMA, 25 GIU – Diventerà un film ‘Quel che affidiamo al vento’, il romanzo di Laura Imai Messina, successo da oltre 40 mila copie vendute in Italia dove è stato pubblicato il 14 gennaio 2020 per Piemme, in uscita il 25 giugno in Inghilterra per Manila Press, marchio letterario di Bonnier Books Uk.
I diritti per il cinema sono stati opzionati da Cattleya -parte di ITV Studios – società da sempre attenta alle novità del mercato editoriale che ha saputo trasformare dei grandi successi letterari in veri e propri cult internazionali, Gomorra la serie su tutti. Il libro, già protagonista dell’ultima Fiera di Francoforte, sarà pubblicato in più di 20 paesi tra cui gli Stati Uniti, dove uscirà per The Overlook Press.

 

E’ una storia sul dolore e sulla capacità di ricominciare ambientata in Giappone, nel giardino realmente esistente di Belle Gardia che ospita una cabina telefonica con un telefono senza fili divenuto oggetto di un pellegrinaggio da parte di quanti lì trovano la possibilità e il coraggio di parlare con chi hanno perduto.
Voce inconfondibile del panorama letterario, per il suo stile raffinato e lo sguardo privilegiato sul Sol Levante, la Imai Messina, nata a Roma, vive dal 2006 in Giappone con il marito e i figli. Ha esordito nel 2014 con Tokyo orizzontale (Piemme) che ha avuto un ottimo successo. Nel 2018, sempre per Piemme, è uscito Non oso dire la gioia e per Vallardi Wa, La via giapponese all’armonia. (ANSA).

 

da qui

“The Phone Box at the Edge of the World” sul Times

Quel che affidiamo al vento (in inglese The Phone Box at the Edge of the World trad.di Lucy Rand) sbarca in UK.
E prima ancora della sua uscita ufficiale (25 giugno) eccolo su The Times ❤

Filtrare… e gioire

Filtrare significa «sottoporre a una rielaborazione interiore»
e nei casi migliori equivale ad aggiungere il sè alla visione di una porzione di mondo, renderla più accessibile non nel senso di eliminarne la complessità (che è buona parte, inalienabile della conoscenza), ma di arricchirla di profondità.

Igor Tuveri è questo secondo me. Maestro in quanto riesce a separare la pula dal grano, a sbucciare il frutto. E il Giappone, distillato nella sua opera, ne esce sempre nuovo, mai tuttavia privato del tempo.

Con questo sentimento di gioia ed orgoglio ho accolto mesi fa la notizia che il mio libro su Tokyo in uscita per Einaudi editore a settembre, sarebbe stato illustrato da lui. La gioia, davvero.

Non vedo l’ora arrivi il giorno ufficiale dell’annuncio~

 

… e più tardi leggere il commento di Igort, e ancora una volta gioire:

Grazie di cuore ❤

Sasayaka o del piccolo “come”

「ささやか」sasayaka in giapponese è quanto è minuto e sottile.

“Piccolo” nel senso di circoscritto, lieve, contenuto nelle dimensioni eppure potente nell’immaginario, nella capacità di evocare una sensazione di benessere.

 Sasa ささ come uno dei suoni prediletti della lingua giapponese, nel senso di una brezza leggera che rinfresca, di una gioia piccina che allevia.

 L’anima in punta di piedi, si fa più leggera.

「ささやかな幸せ」 sasayakana shiawase ovvero “una piccola felicità”. Raffinata, quasi, come l’accordo dei sapori nei wagashi, nei rari sakura-mochi, scovati per caso al ritorno verso casa. Ritrovandoci per caso, io e Ryosuke sulla strada, lui in bicicletta tornando dall’asilo del piccolo, io a piedi da quello del grande. Tè nero per me, tè verde per lui. Una post-colazione che suona come un Buon Non-Compleanno. E l’inizio di un’altra giornata di lavoro.

I sinonimi di “piccolo” sono innumerevoli in italiano (minuto, impercettibile, contenuto, limitato, trascurabile, esiguo, minimo, scarso, modesto, piccino, piccolino, piccoletto etc.) e ognuno possiede una sua sfumatura. Così anche in giapponese.

La portata di questa parola, tuttavia, io la collego a un diverso ragionamento. Quello per cui non serva misurare il mondo perché spesso l’errore sta proprio nella tentazione di applicare un numero alle cose: cosa è grande e quanto, e largo, ma largo quanto? Importante? Ma molto importante o poco importante?

Anzi, mi dico, che se al quanto talvolta sostituissimo il come, saremmo probabilmente in grado di cambiare le cose. E non le cose in generale (che “le cose in generale” non esistono, proprio in generale), ma le cose che ci stanno più a cuore.

Mi ama? Ma quanto?

Mi ama? Sì? Bene! Ma come?

 Dell’amore, del tempo che si trascorre insieme, del resto, non è mai l’abbondanza, bensì la natura, il valore.

 Le proprietà precise di quel ricevere e di quel dare che ti spiegano come amare non abbia quasi nulla di naturale,  ma sia un esercizio costante di attenzione, di cura per sé e di cura per l’altro, che nessuno deve patire.

 Una domanda ripetuta periodicamente: come?

The Phone Box at the Edge of the World_ Stylist e USA

Uno dei libri migliori del mese secondo Stylist .💕
Quel che affidiamo al vento (The phone box at the edge of the world) esce a fine mese in UK, e io non sto nella pelle.

“Carefully told and with great care, this feels a particularly resonating story right now” (qui)

 

E di questi giorni è la notizia che i diritti del romanzo sono stati acquistati anche da una casa editrice americana.

Uscirà nella primavera del 2021 anche negli USA.