Del tempo che si crea e dei fiori senza nome
Il ritmo lo si prende lentamente, come una medicina ed il suo effetto. Bisogna aver pazienza e tutto arriverà.
Il tempo è una cosa che si crea, non è qualcosa che si ha.
Ne parlavo oggi con S-san all’università tra un hoji-cha che ci scalda e i nostri studi, stretti stretti tra pagine di libri che attraversano almeno due lingue. Il tempo è una cosa che non si possiede, qualcosa che ad averla a disposizione tende a finire prima ancora di averla consumata. Non è una cosa tua. Come tutte le cose vive a questo mondo non lo si può possedere. Ma il tempo lo si può partorire sacrificando pezzi di noi. Porzioni di sonno, porzioni di attesa e di sana pigrizia.
.
Il tempo e’ una cosa che si crea.
Un lampo, i nostri occhi si affacciano oltre la vetrata e oltre il balcone. Dopo qualche secondo un tuono. La pioggia si avvicina.
S-san dice: “E’ ancora lontano. Ma arriverà”. E il temporale infatti dopo poco è lì da noi. Questa volta usciamo ad accertarcene e noto un ragazzetto che guarda oltre la rete di protezione. Ha un bel volto. Un volto di bambino. Forse uno studente del primo anno a cui piace osservare gli spazi a precipizio.
“Ti capisco” gli direi – ma non dico, “anche io li adoro“.
Crearsi il tempo. Torno alla mente a quel pensiero e mi preparo, anche domattina, a svegliarmi alle sei. Anche se non ce ne sarebbe bisogno.
.
Perchè la verità è che ce n’è bisogno. Perchè senza quell’ora tutta mia prima dell’inizio del lavoro mi sembrerebbe di non avere abbastanza tempo.
I ciliegi si fanno spogli di fiori e mettono fuori foglie. E il paesaggio muta ancora e si prepara ad una nuova primavera. Spuntano fiori nei campi, cespugli di cui non conosco il nome.
Lo chiedo: “Come si chiama?” e vengono fuori parole mai sentite.
Altri invece li riconosco. gli iris e i tulipani, le magnolie e i nanohana.
La primavera, anche senza ciliegi, è bellissima.
Ed anzi, l’assenza di quelle splendide (ma prepotenti) nuvole rosa, lascia spazio ad altre meraviglie.
.
.