Della spiritualità e dei "koinobori"
Oggi, tornando a casa a piedi, ho allungato il giro, per il puro piacere di sentire il tempo. Di ogni passo che significa qualcosa e diviene collezione di un’immagine, di un prufumo.
Ed è proprio attirata dal profumo intenso di peonie che mi sono avventurata in un piccolo tempio. Per poi scoprire che era la residenza dei monaci e che il tempio vero e proprio era a uno o due edifici di distanza. Annuso a lungo il bianco, il rosa e il fuxia dei fiori le cui corolle sono sparse qui e là a terra e a prenderle in mano occupano un palmo intero.
Accanto vi è una stazione dei pompieri. E’ il rosso dei camion e il suono squillante delle voci maschili che si rincorrono tra il primo e il secondo piano della struttura. Oggetti dall’utilizzo misterioso, guardo e non capisco.
Vado ancora avanti e sulla sinistra noto un minibus parcheggiato che, sul retro, è in fase di manovra. E’ per far scendere un anziano in sedia a rotelle che ha il viso completamente perso nell’eta’ e nella malattia. Un grumo nero sotto il naso e gli occhi fissi davanti a sè. Distolgo lo sguardo perchè mi sembra di rubare. E lo strazio del corpo e del cuore sono di chi li possiede e di chi si vuole li condivida con sè. Di nessun altro.
Oggi, tornando a casa piedi, mi sono fermata a pregare.
Ho atteso che la vecchina che lentamente mi precedeva salisse i gradini di legno, lasciasse il suo carrellino a meta’ strada e raggiungesse il luogo di preghiera sui suoi piedi.
E intanto preparavo monetine color bronzo da gettare tra le fessure che accolgono le preghiere della gente.
Inchini e battiti di mani e palmi giunti e occhi chiusi.
Perchè il mio desiderio si avveri e mi faciliti discese.
C’è bisogno di spiritualità a questo mondo.
Sono giorni di vacanza, intervallati da altri di lavoro. Facendo a zig zag tra il piacere ed il dovere la Golden Week e’ iniziata e continuera’ per altri sei giorni.
Ed ecco che questo maggio pieno di colori si rivela attraverso le sue feste. Sono due settimane circa che colgo fuori dai balconi delle case e nei cortili delle scuole i koinobori, le carpe di stoffa colorate che s’agitano al vento.
Una antichissima leggenda cinese racconta che una carpa, risalendo le fortissime correnti di una cascata, si tramutò in un dragone. Gli crebbero due corna sulla testa e divenne una creatura florida e potente.
La leggenda giunse in Giappone dove le famiglie dei samurai e dei mercanti iniziarono ad allestire i koinobori per pregare per la buona crescita dei figli maschi della loro stirpe.
Che i bambini crescano forti e in salute come carpe.
Che risalgano la corrente e si facciano strada nella vita.
Bello questo post, come gli altri del resto 😉
Mi fai calare nell’atmosfera propria del Giappone di tutti i giorni.
P.S. L’ultima frase è un detto giapponese? Vorrei condividerlo su FB se non ti dispiace.
Non e’ un detto. Sono frasi che mi sono venute cosi’, scrivendo.
Grazie della lettura, come sempre. ♥
Hai scritto qualche altro post sulla preghiera? non so, forse te l’ho già chiesto, ma anche il modo di pregare fa parte della cultura e mi chiedo come la vivi tu.
baci
Ne avevo parlato in occasione del Capodanno, credo. Io la vivo benissimo. Perche’ e’ piu’ un sentire che un credere. Il che mi fornisce infinita liberta’.
Laura, è sufficiente allungare il giro tornando a casa per vedere queste meraviglie?! (°_°) Sentire profumi e respirare l’atmosfera di spiritualità nel momento in cui lo decidi, lasciando che le cose accadano da sole, è veramente.. speciale! Bisognerebbe che accadesse sempre!
A proposito di ‘tempo’ ti ho scritto due righe di commento nel tuo post “Del tempo che si crea e dei fiori senza nome”, se vuoi vederle.
Belle e significative le frasi dedicate ai bambini! La vita è come andare controcorrente! La farò leggere alla mia “giovane carpa”! (anche se non è più bambino)
Con affetto
Patri
Si’, basta davvero allungare il giro. Ho raccontato solo parte della passeggiata. Ci sarebbe stato molto altro da dire ma ho selezionato solo la prima parte.
I tuoi commenti sono sempre lunghi e sentiti. Non posso che ringraziarti, di ogni messaggio inserito in questo blog. Lo arricchisci.
Bambini o no credo che i figli restino sempre carpe e immutato l’augurio dei loro genitori. Un abbraccio, L.
Che belle parole che mi dici! Mi hai fatto venire le lacrime agli occhi!
Sono io che devo ringraziare te per le emozioni che sento leggendoti e guardando le tue foto! Ma anche per darmi l’occasione di esprimermi.. arigatou gozaimashita!
Un abbraccio anche a te
Patri
la parte dell’anziano… senza parole.
conosco quella leggenda e ne sono molto affezionata.
Che bei momenti descrivi… noi tranne sabato e domenica, siamo stati prigionieri in casa per colpa della pioggia!!
E’ sempre un piacere leggere i tuoi post e guardare le foto. Grazie per i tuoi racconti. 🙂
Hai ragione, c’è bisogno di spiritualità, di prendersi del tempo per guardarsi intorno con occhi genuini e far entrare luce dentro di sè.
Bellissimo post, bellissimo blog. Ti seguo da tempo anche su facebook, e continuerò a farlo!
Questo racconto, soprattutto per le sensazioni che descrivi, mi ricorda tanto il mio giro in giornata al Kairakuen di Mito, cittadina a nord di Tokyo tristemente colpita dallo tsunami dello scorso 11 marzo: vidi e sentii più o meno quello che tu quì descrivi così bene.
Aggiungo una nota di colore, da innamorato della cultura orientale come te: la carpa di cui parli è quella delle cascate di Longmen, nel centro-nord della Cina, la quale, risalite le correnti delle acque, diverrà, come da te detto, uno splendido e forte dragone. Che meraviglia le culture orientali, eh??!! 🙂
La leggenda è affascinante, peccato che l’augurio si riferisca al futuro dei soli figli maschi 🙁
Ma la festa delle bimbe, a marzo, e’ stata ampiamente festeggiata 🙂
Piuttosto direi che le bimbe, in questo modo, finiscono per essere festeggiate una volta in piu’.
Però, se non sbaglio, il giorno dei bimbi è festivo, mentre quello delle bimbe no…
Bellissimo articolo come sempre….grazie per condividere la tue esperienze di vita giapponese!