#DiarioDalGiappone n.1

Oggi guardavo due ventenni in attesa del treno alla stazione di Kamakura. Belli, al di là dei lineamenti, per il solo fatto di essere immersi in quell’età stracolma di sentimenti. E i corpi che si avvicinavano senza esplodere nell’unica conclusione che pareva possibile, quella cui tendevano visibilmente, un bacio, l’amore.

Ed ho pensato a quanto sia forte l’attrazione in questo paese d’Oriente, quello definito “il Freddo Giappone”, in cui né i ragazzi né gli adulti si baciano in strada, in cui una relazione si vede con enorme chiarezza senza che si dimostri.

Giochi di mani, quelli sì, il sorriso che si smorza in un desiderio che li consuma. Ridere a casaccio, senza che di veramente divertente ci sia nulla.
Lontana di corpo e di voce, schermata da una ventina di metri di aria, non riuscivo a staccargli gli occhi di dosso. Ma loro, per fortuna, non si sono accorti di nulla, calamitati come erano, l’uno negli occhi dell’altra.

È stato bello testimoniarlo. Deporre, sul banco degli imputati, a distanza, il loro amore.

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