In lode dell’okaasan

   In giapponese okaasan お母さんè la propria madre quando la si chiama, la madre di qualcun altro, o una persona che per età e ruolo potrebbe essere la propria madre putativa. Suocera si dice giri no okaasan 義理のお母さん ma si usa sempre più il solo okaasan.

   All’inizio sospettavo di lei, traumatizzata da ricordi di bambina in cui mia madre piangeva e una donna arcigna comandava con freddezza. Temevo di subire la stessa persecuzione. Qualcosa che ha guastato la mia infanzia. Ipersensibile, vittima d’un esperimento pavloviano, ero pronta a reagire in autodifesa al polpastrello che solo s’avvicina all’interruttore.
Ero terrorizzata e per i primi due anni tra me e la madre di Ryosuke vi è stata una muta distanza. Prevenivo, per non dover curare, ogni contatto. Ora so che quel mio tenerla lontana la fece soffrire.

   E mentre chiamo questa donna “mamma” mi torna su, come un cibo non digerito, il nome che mia nonna impose a mia madre, la distanza dell’Avvocato e della Signora. Per questo avverto, da grande, un desiderio violento di rivalsa, di punire chi è stato malvagio, di cacciare in malo modo chi non meritava di condividere il nostro cibo e il nostro ingenuo affetto.

 Ma è tardi, i morti acquistano un immeritato perdono e ciò che resta a distanza di anni, di funerali e parole mai restituite, è solo un odio sordo nei confronti dei prepotenti, un disprezzo velenoso nei confronti dei soprusi e, specularmente, un senso protettivo che mi scatta incontrollabile quando vedo una violenza nei confronti di animali o di persone in una posizione di debolezza o inferiorità.

   Bambini che calpestano formiche, una libellula colpita da una bicicletta, un vermino o una ranocchia in un punto pericoloso della strada. Basta fermarsi un attimo, riprendere i bambini, usare le pagine di un libro e mettere la creatura in salvo. La lotta all’indifferenza, l’ho imparato, parte anche da qui.

   L’ho capito col tempo che i sentimenti migliori richiedono esercizio, devono diventare abitudine, esattamente come pulirsi la bocca dopo aver mangiato o mettere una mano sulla bocca quando si sbadiglia. Ci si educa anche dopo che l’educazione la si è ricevuta. Si inizia a scegliersi, a limarsi. Migaku 磨くsi dice in giapponese. Ed è esattamente come la nostra lima. Non sono forbici ma dettagli da smussare.

   Così per due anni, iperprotettiva nei confronti di me stessa, quasi rassicurata dal modello alla mia mente più prevedibile – ovvero quello delle suocere che vessano le nuore – la tenni lontana.
E invece ho scoperto in questi anni una generazione di donne che a loro volta hanno sofferto della prepotenza delle “madri” e sono d’una dolcezza che muove quasi compassione.
L’albero nelle radici ha la fatica del germoglio.

 Di lei è l’attaccatura dei capelli che parte da dietro. Ha mani grassoccie, dita rotondette. Si muove goffamente, come una bambina. Quando pronuncia alcune parole è più delicata, come se succhiasse l’aria da una cannuccia. Le labbra minute di un neonato. E’ piena d’amore per i bimbi. Temeva per troppo amore i cani, perchè ha paura di soffrire e dice che una creatura che è destinata a morire prima di lei è una sofferenza assicurata. Ma poi ha incontrato la Gigia e le cose cambiano per tutti.

   Lei è la donna orso, kuma-onna, perchè Ryosuke una volta era il mio orso e lei, per una naturale associazione, è diventata la donna-orso. Non gliel’ho mai detto, perchè non vorrei leggesse errori in qualcosa che è perfetto. Ha la formalità confuciana delle donne della Prefettura di Oita, che sono naturalmente portate a vivere l’uomo come il padrone di casa. Morale ferrea che esercita su se stessa e mai sugli altri.

   Una suocera che per me è a tutti gli effetti una madre. E non c’è cosa che non le sappia confessare. Anzi, le rare volte che litigo con Ryosuke, è lei l’unica con cui posso parlare. La chiamo e mi abbraccia nella voce. Perchè per me Ryosuke è intoccabile e non voglio che qualcuno che lo conosce meno di me possa pensare che ciò che dico intacchi il mio giudizio su di lui. L’amore in me, ora che sono donna, supera in profondità la certezza che io nutro nei confronti di me stessa. Ma voglio anche sentirmi capita e consolata e solo lei è nella posizione di poter dare addosso a Ryosuke senza che io prenda la sua posizione come un’offesa nei confronti del mio uomo.

   Mi capita di chiamarla solo per sentire la sua voce. Quando ho bisogno di un abbraccio, di una coccola da niente. Mi chiede, vuole sapere, non si nega mai. Porta sempre frutta in grossi sacchi perchè sa che noi ne compriamo poca per via del costo eccessivo. Porta gli integratori a mucchi a Ryosuke, lo shampoo che usiamo da sempre, dolcini, cibo per la Gigia, tradizioni del Giappone che uomini e donne della sua generazione custodiscono nei gesti.

   Non abbiamo spazio in casa e tutto ciò che porta risulta sempre troppo. Gli spazi limitati del Giappone mi hanno educata alla parsimonia. Le cose sono belle da vedere e, se mi piacciono tanto ma stanno decisamente meglio nel negozio, mi limito – dove posso – a fotografarle.
Ma lei aggiunge ed io capisco che è come me, che l’entusiasmo supera in lei la razionalità.

   Ed ora, quando Ryosuke se la prende con lei per il suo sbagliare, io mi arrabbio con lui e scherzosamente lo riprendo:

「わたしの母の悪口を言わないで!」
“Non parlare male di mia mamma”

♪ 小沢健二 「いちょう並木のセレナーデ」

28 commenti su “In lode dell’okaasan

  1. Ofelia ha detto:

    Cara Laura,
    il tuo modo di scrivere mi ha cambiata e mi commuove quotidianamente. Il tuo modo di analizzare e vedere i minuti in cui vivi, mi fanno capire che spesso ci perdiamo nel passato o nel futuro, senza mai vivere il presente e senza accorgerci, troppo frettolosi di che cosa ci stiamo perdendo. Mi piace il tuo essere sempre postivia e cercare di vedere le cose belle nella semplicità quotidiana. Credo sia l’essenza di una vita serena 🙂 Come scriveva una lettrice, il tuo blog mi regala un senso di pace interiore. Grazie per quello che fai ^_^
    Sto leggendo i tuoi post più vecchi e ho letto che ti sei data molto da fare per arginare il dilettantismo giornalistico italiano durante la tragedia dello tsunami. Oggi in casella mi è arrivata questa richiesta di petizione,e, appena l’ho letta ho pensato a te. Vorrei sapere se tu pensi che la notizia sia veritiera o meno: http://www.change.org/it/petizioni/governatore-di-fukushima-continui-ad-appoggiare-le-famiglie-che-vogliono-andarsene-da-fukushima
    Grazie
    Sonia

    1. Giappone Mon Amour ha detto:

      Cara Sonia, questo e’ un mondo che amo, che ho imparato negli anni a capire e che, per mia grandissima fortuna, mi ama di rimando. E’ un periodo della mia vita in cui mi sento “graziata”. Non so quanto durera’ ma voglio assaporarlo fino in fondo, anche per quei giorni che arriveranno che non saranno cosi’ sereni.
      Grazie del link, la disinformazione ha fatto tanti danni in passato.
      Grazie a te del tuo messaggio sentito, Laura

  2. Danilo Benci ha detto:

    Laura, grazie per condividere il tuo grande mondo con noi, i tuoi dolori, il tuo amore.
    Quante storie in ognuno di noi, quante similitudini e differenze. “I sentimenti migliori richiedono esercizio, devono diventare abitudine”, e capito questo, io ho trovato la felicità. un abbraccio!!!

    1. Giappone Mon Amour ha detto:

      Danilo, le nostre vite sono un chiasmo se ci pensi. Nazionalita’ opposta, come il sesso, come il paese d’adozione. E in questa x ci siamo noi quattro, tu, Yumiko, Ryosuke ed io. ♥

  3. Hachi ha detto:

    E’ vero a volte ci si chiude per paura di soffrire, ma così facendo il rischio è di perdersi qualcosa, nel tuo caso una nuova “mamma”. E capisco benissimo quello che dici, l’istinto di prendersi cura dei più deboli, è una cosa che ho sempre avuto ben spiccata fin da bambina.Un abbraccio a te, Ryosuke, alla Gigia e alla tua okaasan

    1. Giappone Mon Amour ha detto:

      Il senso di protezione e’ spesso parte delle persone piu’ sensibili. Le fa soffrire molto ma arricchisce anche la loro vita. Sono certa sia cosi’ anche per te. Grazie del tuo affetto, Hachi.

  4. Nana Seven ha detto:

    Laura, qui dentro c’è tanto.
    Ricordo spesso leggendoti una frase che uso da anni oramai e che è “cerca di trovare dentro il vecchio, il nuovo”, diceva così Tagore.

    Mi toccano le parole, mi toccano i kanji, che cerco di leggere e che ridisegno nell’aria con il dito (non si sa mai che li imparo),mi catturano i tuoi punti di vista che molto spesso sono simili ai miei, e la tua capacità di raccontarli è come vorrei raccontarli io, ma ad ognuno la sua dote ^^ tu hai quella della scrittura.
    Quanto è bello farsi coccolare da una mamma, che non è la tua, ma è quello che puoi avere lì, a 8 ore dalla tua Italia, e poi vuoi mettere due mamme? Amore raddoppiato!!! Quello più puro di tutti, tranne parenti posseduti da chissà quale sentimento, ma a me sembra di capire che per te è stato donato amore puro e una nuova mamma con la quale confidarsi è grandioso.
    Sono contenta per te e per lei,che ti ha trovata dopo due anni di rodaggio, ma serve anche questo. Necessariamente.
    Della Gigia che unisce cuori ne vogliamo parlare? quelle orecchie e quello sguardo rapirebbero chiunque!
    Un abbraccio e un pensiero alle tue mamme.

    1. Giappone Mon Amour ha detto:

      Tagore ed io siamo legati da una strana storia (che ovviamente lui non seppe mai ^^).

      Amore raddoppiato, come sempre tu capisci tutto al volo. Te l’ho scritto anche altrove, tu, senza saperlo, mi prendi per mano.

  5. Hana ha detto:

    Un post pieno di affetto e amore. Grazie per aver condiviso ricordi così preziosi con noi.

    1. Giappone Mon Amour ha detto:

      Grazie del commento e del tempo che hai dedicato alla lettura m(_ _)m

  6. Unknown ha detto:

    Cara Laura è davvero commovente quanto scrivi perchè mostri un grande cuore colmo di dolcezza e compassione…invece io di recente ho acquisito un ‘papà’ giapponese e non ti dico la tenerezza di questa persona di 72 anni.

    Da 3 anni sono amico di Hiroaki e l’anno scorso ho perso mio padre – suo coetaneo – per tumore (Hiroaki venne a casa mia 4 mesi prima della sua morte).
    Sono stato in Giappone il mese scorso e prima della mia partenza Hiroaki mi scrive:
    >
    Per sfortuna tu hai perso tuo padre l’anno scorso ma in Giappone hai tuo padre, cioe, io. A dire in latino ” Ego sum pater tui.” La casa mia e’ la casa tua.
    >
    come puoi immaginare mi sono commosso e mi ha lasciato senza parole…durante il mio soggiorno a Kobe per quattro giorni ho ricevuto le sue premure affettuose (come un papà fa con un figlio) e la sua grande generosità insegna che l’amore è un dono infinito.

    In occasione delle prossime festività natalizie auguro a te, Ryosuke e alla tua mamma giapponese tanta felicità.

    Un abbraccio affettuoso dalla Sicilia
    Rosario Scollo (r.scollo@tiscali.it)

    P.S. Sarei lieto di incontrarti l’anno prossimo a Tokyo, a presto

    1. Giappone Mon Amour ha detto:

      Un contributo splendido, Rosario. Spero proprio che chi leggera’ questo post si soffermera’ sulle tue dolcissime parole. Un abbraccio.

    2. White Blossom✿ ha detto:

      Rosario,
      la perdita del tuo papà (io ti posso capire) e la storia di Hiroaki che da amico diventa per te un nuovo padre, regalandoti affetto e dolcezza, mi ha fatto commuovere, veramente.
      Poi, leggo la risposta di Laura e mi sento contenta perché, come lei ha sperato.. “mi sono soffermata sulle tue dolcissime parole”.. senza saperlo.
      Ti abbraccio e ti auguro giorni sereni.
      Patri

    3. White Blossom✿ ha detto:

      Laura,
      in ogni tuo post sveli e condividi una parte della tua storia, come un nuovo capitolo del tuo racconto, sempre profondo e immancabile fonte di emozioni. La tua ‘seconda okaasan’, pur soffrendo per la distanza posta tra te e lei, probabilmente sapeva inconsciamente che un giorno ti saresti avvicinata e, amando Ryosuke, avresti finito per amare anche lei, accettando finalmente il suo affetto e le sue premure, che ora può finalmente donarti. Chissà come sarà contenta adesso, che è diventata custode delle tue confessioni, che ti ascolta e ti consola quando ne hai bisogno, che rimprovera suo figlio, anche schierandosi dalla tua parte, e che è libera di ricambiare amore… ora che può sentirsi la tua ‘mamma giapponese’! E’ bello gioire di tutto questo!
      Un abbraccio grande
      Patri
      (Anche a me è capitato di vedere una lumachina in mezzo alla strada e di spostarla immediatamente) *___*

  7. Luca Astorino ha detto:

    Complimenti, articolo spettacolare come sempre.
    Mentre leggevo l’articolo mi sono immagino perfettamente la “tua donna orso”

  8. Valentina Bruschi ha detto:

  9. Michela Colombo ha detto:

    emozionante

  10. Erika Corrado ha detto:

    Davvero commuovente!

  11. Nana Seven ha detto:

    ps:” la fatica del germoglio” è una metafora che racchiude un concetto meraviglioso, la crescita e la forza di una donna e poi madre e poi suocera…

  12. Paola Stiglione ha detto:

    Che magnifico rapporto!! Quale profondo affetto traspare dalle tue frasi! Sentimenti che fanno bene al cuore!

  13. Sonia Gambarelli ha detto:

    bravaaaaaaaaaaaaa

  14. DAIJIRO 85 ha detto:

    Cara Laura, ho avuto un periodo piuttosto intenso, per cui sono rimasto un po’indietro coi tuoi bellissimi articoli “giapponesi”.
    Leggendo questo mi si è da un lato aperto il cuore per te, nel senso che è bello saperti d’accordo ed in armonia con tua suocera (quando, si sa, spesso e volentieri i rapporti fra nuora e “mamma acquisita” sono spesso difficili, per usare un eufemismo…^^); da un altro lato mi hai ricordato un’esperienza umana molto simile alla mia, nel senso che anche io, come te, ho avuto un rapporto di scontro con mia nonna paterna per via delle angherie che ritenevo facesse “pagare” a mia madre. Non l’ho mai perdonata, per questo, e sono quasi 10 anni che non le rivolgo la parola. Oggi lei è molto anziana, 88 anni, eppure non riesco ad intenerirmi, a vederla “vecchina” indifesa: negli occhi ho sempre le immagini, e nelle orecchie le frasi di quando, nel pieno delle sue facoltà psicofisiche, tartassava mia madre con critiche continue che, alla lunga, hanno contribuito in maniera determinante al logorio del rapporto fra i miei genitori.
    Oggi tutti mi dicono di sotterrare l’ascia di guerra, ma ancora, forse sono cattivo io, non ce la faccio.
    Un abbraccio grande a tutti e 3!!! 🙂

  15. roberto ha detto:

    Cara Laura, ti confesso che la tua esperienza negativa con una persona manipolatrice (“una donna arcigna comandava con freddezza”, ma potrebbe essere un’altra figura qualsiasi) è molto più diffusa di quello che si può pensare. Direi che il mondo dei manipolatori e dei manipolati che diventano a loro manipolatori peggiori dei loro maestri, è terribile, distruttivo. Se non si reagisce con energia e tempestivamente all’azione di queste persone, il risultato finale non consente recuperi, chi li subisce rischia di non riprendersi più. Ho toccato con mano vicende in cui manipolatori hanno generato degli zombies tra i loro “sudditi”. Tutte queste persone sono involucri vuoti, involucri soli che non hanno la minima capacità di amare niente e nessuno.
    Amo il tuo vivere la vita.

  16. Monia ha detto:

    Cara Laura,
    Mi sento di darti del tu, spero non me ne vorrai. Leggerti, leggere le tue parole ormai è irrinunciabile. Credimi se ti dico che quando mi collego al tuo blog o sulla tua pagina di Facebook lo faccio in punta di piedi, non vorrei disturbare. Assetata delle tue parole come si può essere assetati di acqua in un deserto, le leggo, le cullo, le rileggo. E mi viene voglia di abbracciarti, anche se non ci conosciamo.
    Grazie per le tue parole.
    Monia

    1. Laura Imai Messina ha detto:

      Grazie della tua delicatezza, Monia.
      Eppure puoi arrivare anche di corsa, battendo le mani e ridendo forte se serve.
      Sei sempre la benvenuta ed io, come voi di questo blog, sono assetata dei vostri commenti gentili, che mi raccontano di voi la sensibilita’ e, talvolta, anche le storie.

      Un abbraccio, Laura

  17. Claudia ha detto:

    Mi sono commossa….
    È sempre molto bello e toccante quello che condividi con tutti noi! ❣

  18. Roebrto ha detto:

    Cosa dire? Un pò irrigidita quando racconti all’inizio di te, ma poi ti lasci andare e riconosco il tuo stile e il tuo animo. Sei molto dolce con tutti. Un abbraccio a te e alle tue madri di cui ne conosco una soltanto. Ciao.

    1. Laura Imai Messina ha detto:

      Mamma mi ha accennato, e la trovo una cosa molto bella 🙂

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