La Notte dei Pupazzi in Biblioteca

Dopo mamma e papà, in casa nostra, viene l’Orso Loretto.

 L’orsetto bianco di stoffa, che prende il nome dalla nonna Loretta che glielo ha donato, è una figura centrale nella vita di Sōsuke, il mio bambino più grande.

Lo cura, lo porta sul futon quando è il momento di leggere le fiabe, talvolta lo infila nella maglietta a mo’ di marsupio. Lo ha pigiato nello zainetto prima di ogni viaggio e quando mima il gesto di nutrirsi pizzicando le immagini di cibi sparse sui libri illustrati, destina a lui sempre un boccone.

Attraverso l’Orso Loretto, Sōsuke ha capito cosa significasse allattare, come consolarsi della lontananza temporanea della madre. Gli attribuisce stati d’animo o condizioni fisiche che avverte su di sé o che vuole esplorare. Il mondo, mi pare, lo comprende meglio così.

 Per questo, quando ho scoperto che nella biblioteca di zona si sarebbe tenuto il nuigurumi-otomari-kai ぬいぐるみのお泊り会 ho voluto aderire immediatamente.

Si tratta di un’iniziativa che si svolge in Giappone dall’anno 2000 e che si dipana grosso modo così: i bambini ricevono a casa un invito cartaceo per portare il proprio pupazzo del cuore in biblioteca e lasciargli trascorrere la notte lì, insieme ad altri pupazzi.
Una volta accordato il permesso ai loro piccoli amici, i bambini li accompagnano all’ora stabilita in biblioteca e promettono di andarli a riprendere il giorno seguente.

Sarà allora, quando li riaccoglieranno tra le braccia, che riceveranno anche scatti che ritraggono i pupazzi impegnati nella lettura notturna insieme agli amici, al lavoro al banco prenotazioni, sotto una coperta a sonnecchiare, a nascondersi dietro gli scaffali all’approssimarsi di un adulto.
E sarà in quell’occasione che a ogni bambino sarà suggerito il titolo del libro che il pupazzo vorrebbe gli venisse letto proprio da lui.

 Una iniziativa, questa, che si dice sia nata nel 2007 in una biblioteca pubblica della Pennsylvania, e che ha trovato terreno fertile in Giappone dove le bambole, come tutte le cose più frequentate e amate dall’uomo, hanno un’anima.
Esistono Caffè per Pupazzi, Ospedali per Peluche, Viaggi a misura di Pupazzino. Tsukumogami付喪神è, del resto, una antichissima credenza della cultura giapponese che vuole che le cose che sopravvivono un centinaio d’anni diventino una sorta di deità, acquisiscano un’anima.
Migliaia di rotoli ukiyo-e li hanno ritratti nei secoli.

Il punto tuttavia non è (solamente) nei pupazzi, ma nel medium del libro illustrato come diffusore affettivo.

 Prendersi cura di qualcuno è del resto anche quello, dedicargli del tempo, immaginare – lì dove la parola non sia un praticabile mezzo – cosa gli piace.

 Spiegare pagine e storie, anche in silenzio, tenere aperto un libro all’altezza di un volto, sostenerne il peso.

 I bambini imparano, di un grado di più, cosa sia l’amore.

 Oltretutto pare che l’iniziativa di nuigurumi-otomari-kai abbia un effetto positivo sull’incentivazione alla lettura, come testimonia uno studio di Ōzaki Yoshihiro dell’Università di Okayama, che ha voluto verificare, attraverso una serie di esperimenti, l’efficacia di questo sistema su un gruppo di 42 bambini in età prescolare, riuscendo in tal modo ad attribuire all’iniziativa evidenza scientifica.

Certo, come dimostra il ricercatore, bisogna insistere, rinnovare il ricordo dell’esperienza affinché i bimbi continuino a leggere ai pupazzi le storie Che un’esperienza lava le mani ad un’altra (dopo tre giorni, scrive, la percentuale di piccoli che prende in mano i libri illustrati diminuisce).
E tuttavia, quando poi il ricordo si sedimenta, è – in qualche modo, e qualsiasi forma andrà assumendo – per sempre.

 Oltretutto, allargando di un poco il discorso, mi viene da pensare che forse sta qui una delle tante magie del Giappone, non solo nella sua capacità di accogliere il meglio del mondo nello spirito di wa 和 (l’armonizzazione nella mescolanza) e di portarlo all’eccellenza, ma anche nel saper prendere con il massimo della serietà cose che appaiono invece della minima importanza.

Di attribuire dignità accademica anche a cose tenere e innocue come a un gruppo di bimbi che conducono i loro pupazzi in biblioteca per trascorrervi la notte.

 

*** Le immagini sono tratte da qui, qui e qui

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