Le cose che impariamo facendone altre

Studiando i kanji che compongono la parola “lingua” e “linguaggio” 「言語」  in giapponese, le antiche radici di cui vi parlerò nel primo video della serie, ho capito questa mattina come apprendiamo certe cose facendone di completamente diverse. Impariamo virtù essenziali, le mettiamo pure in pratica, ma non le sappiamo per niente.

Come si assaggia la fatica, ad esempio, e come si impara la pazienza, che è capacità che il corpo per primo assorbe, passando la dritta alla mente che a sua volta processa la fonte. Ci sono qualità come la perseveranza, la tenacia, l’amore più resistente, tutte cose che in buona parte ci accade di intuire profondamente solo quando NON riusciamo a ottenerle. È quel perdere tempo in attesa di riuscire che rende quel tempo, precisamente, il più utile alla nostra formazione.
Primo Levi raccontava di come “Un’altra virtú che il mestiere di chimico sviluppa è la pazienza, il non aver fretta. Oggi la chimica è completamente cambiata, è una chimica rapida. Oggi l’analisi di un minerale non è piú manuale, viene fatta a macchina, e richiede pochi minuti, quando prima occorrevano settimane. Naturalmente era svantaggioso lavorare una settimana per analizzare un minerale, però questo consentiva di sviluppare altre virtú, che sono appunto quelle della costanza, del non scoraggiarsi, dell’applicazione assidua”
Corsi di pazienza io non ne conosco e anche esistessero è difficile credere in qualcosa di così immateriale. Ma ricordo di ogni riga che ho scritto, libro, articolo o post che fosse, gli almeno sette/otto passaggi fatti di cancellature, correzioni, riscritture, ribaltamenti, un articolo determinativo che diventa indeterminativo, un altro che sparisce, un singolare tramutato in plurale, parole che cambiano pelle perchè suonano ripetive, altre invece rinforzate proprio perchè nella ripetizione trovino la forza di raccontare il senso profondo di quella frase. E via, da capo, di nuovo. Fino a che un libro lo chiudi non perchè finisce ma perchè, come ho letto una volta, l’autore è sfinito e non ce la fa più a modellare quelle vite.
E scommetto che ogni mestiere, a partire dall’essere figli, dall’essere cuoco o genitore, assemblatore, meccanico o professore, avvocato o programmatore, ha certe zone di contrattazione, quel tempo che si teme di star perdendo, il non riuscire, ma che invece ci sta impartendo una lezione fondamentale: la pazienza, la perseveranza, e insieme l’amore che ci spinge a continuare, perchè in fondo vogliamo vedere come andrà a finire.

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