Sono una madre, ma non sono brava.

Sono una madre, ma non sono brava.
Anche per una madre imperfetta, tuttavia, c’è un tempo buono in cui poter condividere la parte migliore di sé. È il tempo della fiaba per me: io, Sōsuke ed Emilio nel futon, la torcia accesa che appoggio in equilibrio sulla testa, l’oscurità e la parola che li conducono al sonno.
Leggendo libri ai miei bambini mi pare ogni volta di entrare in una terra franca, in un ambiente in cui i protagonisti non siamo più noi. Mi spoglio dell’ansia d’essere una madre migliore, faccio le voci, ne studio la grana, i piccini fanno domande, accarezzano con i polpastrelli le illustrazioni, commentano a modo loro i disegni e le parole.
È stata una immensa consolazione scoprire che, per quanto male fosse andata una giornata, rimaneva uno spazio sacro tra noi. ‘Leggere libri ai bambini’ e ‘scrivere libri per bambini’ tuttavia non coincide. Ho studiato per mesi il patrimonio favolistico del Giappone, l’onomatopea. Ho scelto, mischiato, incrociato, annodato temi e motivi di questa meravigliosa cultura. Ma non bastava ancora.
Ho capito che narrare all’infanzia significa sottrarre, non solo parole, ma il sé. Mettere al centro la storia, eliminare l’ego, la bella frase, la morale a tutti i costi. È un esercizio di umiltà.
Forse è per questo che ho amato particolarmente realizzare questo libro. Mi ha insegnato, ancora una volta, il senso del mio lavoro. Perché scrivere significa innanzitutto raccontare una storia.
Sciogliersi in lei. A suo modo, sparire.
🧸
Per questo ieri notte, quando Sosuke – finita la terza fiaba e già calato nel futon –ha sussurrato: «Mamma, quando finiamo di leggere Goro goro ricominciamo da capo?», ho risposto «Davvero ti piace?» ma già ero commossa di tutto il senso di colpa che provo per lui.
«Mi piace moltissimo» e, piegando la testa verso il cuscino, in posizione fetale, ha concluso come una buonanotte: «Mamma, scrivi anche un altro libro».
Ho continuato a piangere di lacrime zitte, quelle senza forma che ti dicono che sì, come madre sei piena di mancanze, ma magari un canale di comunicazione speciale con questi due piccoli uomini lo puoi creare nuovo, da te.

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