Usiamo le energie per rassicurare chi sbaglia

“Quando la tempesta sarà finita, probabilmente non saprai neanche tu come hai fatto ad attraversarla e a uscirne vivo. Anzi, non sarai neanche sicuro se sia finita per davvero. Ma su un punto non c’è dubbio. Ed è che tu, uscito da quel vento, non sarai lo stesso che vi è entrato.”

Murakami Haruki

Non usiamo le energie per sgridare gli altri. Usiamole per rassicurarli.
Non direttamente, ma con l’esempio.
Ci vuole più energia per resistere alla rabbia, che è senza dubbio l’emozione più facile. Quella spontanea.
La rassicurazione è tuttavia più potente. Amplifica l’energia, non lascia sguarniti.

 

Coloro che prendono i treni, che scappano dalle zone rosse sfidando le regole, quelli che corrono a svuotare i supermercati, sono come bambini impauriti. Insultarli, sgridarli, li fa rientrare solo nella nicchia di errore che si sono scavati, li farà sentire contro tutti e, in quanto tutti, nessuno. Disinteressati al mondo che li disprezza, aumenteranno i comportamenti anti-sociali.

Si comporteranno alla stessa maniera, ma di nascosto.

 Impareranno se gli urleremo contro? No.

 Impareranno se li disprezzeremo pubblicamente con frasi esemplari da “primi della classe”, da gente che non sbaglia, da noi che invece…? No.

Torneranno convinti, comunque, di avere ragione. Arrabbiati, porteranno l’odio in casa propria, sentiranno il desiderio di evadere nuovamente dall’unico luogo in cui noi tutti vorremmo che restassero buoni buoni per 15 giorni consecutivi.

Lo Stato ha invece quella funzione. Guidare, punire lì dove è importante. Se serve, segnalate allora alle forze dell’ordine (senza tuttavia sovraccaricarle) le situazioni che vi paiono pericolose per l’ordine pubblico.

L’opinione pubblica deve fare cuscino, rassicurarsi a vicenda. L’esempio, solo quello davvero funziona.

Basta frasi violente. Basta parolacce. Basta frasi ad effetto per dire quanto loro facciano schifo e noi invece no. Slogan del “così imparano a …”, “quando si parlava di emigranti invece…”, “il nord”, “il sud”.

Basta parlare di estinzione. Basta insultare. Basta sfogare la rabbia in rete. Ora la rete è l’unico mezzo che ci può tenere uniti, che mantiene in piedi – letteralmente – le reti sociali. Usiamola bene.

 La società giapponese, con tutti i difetti che per alcuni può avere, possiede tuttavia un alto senso civico. E qui, chi sbaglia, non viene ripreso pubblicamente da un altro. Chi sporca non viene fermato da un terzo che lo vede sporcare. Non si sgrida la gente per strada, si cerca di ignorarla e continuare a comportarsi per bene. Spesso gli stranieri si domandano come mai, perché i giapponesi siano così poco reattivi. Che il paese chissà dove finirà reagendo così.

 E invece è così che si mantiene l’armonia, che la maggioranza continua a comportarsi bene.

 Perché funziona molto di più il gesto di raccogliere da terra la bottiglietta che un altro ha gettato a terra che non urlare contro il colpevole. Certe cose non le si può insegnare.

 

 Impariamo ad esser gentili.

Per il semplice fatto che:
1.
L’educazione non la si insegna da adulti
2. L’esempio funziona più della parola
3. Per stare tanto vicini serve stare tranquilli o ci si fa la guerra anche in casa.

Con calma, con gentilezza.

 A cosa serve ormai “avere ragione”?

Trovare di chi sia la colpa ormai non ha più alcuna rilevanza.

 

P.S. Personalmente, come autodifesa dalla rabbia, mi tiro fuori da profili di contatti che inneggiano a comportamenti antisociali; mi allontano in silenzio da persone che, in barba alla gravissima situazione, pensano solo al “devo partire per il Giappone, e il mio volo? Da che aeroporto posso partire?”, e il “MIO viaggio”, “la MIA meritata vacanza”, “i MIEI soldi”, “la MIA situazione lavorativa”, “il MIO rimborso”; prendo una pausa da pagine di persone che non ce la fanno a star zitte e riversano sugli altri la propria angoscia e la propria rabbia, insultando chi non si comporta nella giusta maniera. Silenzio chi si giustifica d’aver preso un treno stracarico di gente per fuggire dal nord, per fare poi quarantena in casa: comunque il non-sense.

Intervenire? Sgridarli? A che serve?

So che non è in mio potere far nulla. Se non abbracciare chi è in difficoltà. Salvaguardare il mio buonumore e, di conseguenza, quello della mia famiglia.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*