Imbarazzo dello sguardo

Un uomo accovacciato a terra, le mani che scompaiono al di là di un cancello. Un cagnolino che raccoglie la semina di tenerezze.
Adoro osservare questi piccoli quadretti cittadini.
Basta fermarsi, in bicicletta o a piedi che sia, e il quadro è lì.
Poi basterebbe tirare fuori la macchina fotografica per conservarlo sempre nella memoria (quasi) così come era.

Ma subentra un imbarazzo che avverto ancor prima del Giappone. Che certe cose non vadano rubate. E ad essere scoperti si fa sentire gli altri studiati. Magari, a loro volta, imbarazzati. Sbagliati addirittura.

Allora trattengo l’impulso e trasformo l’immagine in parole. Il ricordo si fa vivido comunque.

Mi chiedo sempre quale sia il limitare della privacy, l’inizio dell’intrusione, l’omaggio e l’affetto verso la realtà che ci circonda.
Quando scrivo, anche di storie un poco oscene, non mi sento in colpa. Posso camuffare ogni dettaglio distintivo, posso deprivare i protagonisti di un nome e attribuirne loro un altro. Ma con la realtà bisogna essere più cauti.

E se c’è qualcosa che amo profondamente di questo paese è la delicatezza dei rapporti, che sbocciano col tempo. Tanto tempo. E son discreti.
E nessuno scatto vale rovinarli~♥

1 commento su “Imbarazzo dello sguardo

  1. Quante volte è capitato anche a me… scene, momenti… ma anche solo luoghi o cose…
    eppure non mi sembra giusto.
    Forse questo “furto”, qualora rimanesse segreto nei confini dell’intimità di chi lo ha scattato, forse ancora accettabile… ma nel mondo moderno vedo così tanti sempre pronti a scattare i momenti più imbarazzanti, più equivoci… più “scandalizzanti” e usarli per ottenere quella gloria effimera che solo il falso mondo dei Social Network ha saputo generare…

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